giovedì 08/02/2018
LA POLEMICA
L’uomo bianco che poteva salvare Pamela l’ha sfruttata
IL VERO MOSTRO - UN CITTADINO COME TANTI, NON UN IMMIGRATO, TROVA LA RAGAZZINA IN CERCA DI DROGA: INVECE DI AIUTARLA LA PAGA PER FARE SESSO
di Selvaggia Lucarelli
C’è una figura, nella brutta storia della morte di Pamela morta a 18 anni per ragioni poco chiare e “vendicata” dal fascistoide Luca Traini a colpi di pistola contro i “negri cattivi”, su cui tutti si sono soffermati poco. La figura di un uomo bianco di mezza età, un meccanico, un maceratese come tanti, nessun tatuaggio nazista sulla fronte, nessun precedente inquietante. Uno con un’utilitaria bianca e abitudini banali. Uno a cui nessuno ha sparato, che nessuno ha insultato su Facebook, perché sono i negri quelli cattivi.
Sui giornali, ieri, veniva descritto come un uomo con un peso sul cuore, uno che non si dà pace. Perché lui, il bianco buono, la sera in cui Pamela è scappata dalla comunità per tornare a bucarsi dopo tre mesi, è l’ultimo bianco buono ad averla vista viva. E anche l’ultimo che avrebbe potuto darle una mano, solo che l’ha scaricata alla stazione e dopo un po’ Pamela era a pezzi in una valigia. Non si dà pace, il pover’uomo. “È tutto così atroce”, dice. Il procuratore capo di Macerata aveva pure provato a coprirlo, a raccontare una storia diversa, perché non sia mai che l’uomo bianco non ne esca come la parte buona della vicenda.
Forse però è il caso di riavvolgere il nastro. Di pensare un attimo al cuore buono di questo concittadino che il 29 gennaio era sulla strada per Corridonia per andare a trovare la sorella. Mentre è in auto intravede sul ciglio della strada la sagoma di Pamela. La ragazzina cammina da sola trascinandosi il trolley con le sue poche cose portate via di fretta dalla comunità. Lui accosta e la carica sulla sua utilitaria. Se un uomo buono bianco vede una ragazzina per strada in difficoltà, le dà una mano. La ragazzina ha 18 anni. È bella e anche fragile, scopre lui. È in fuga da chi voleva salvarla dalla droga e ha un desiderio disperato di tornare a bucarsi. Per fortuna non ha i soldi per farlo. Per fortuna è sulla macchina dell’uomo bianco che può riconsegnarla alla madre o alla comunità o farle una lavata di testa o dirle che la droga fa male, quelle cose che un uomo di mezza età prova a dire a una ragazzina che si sta autodistruggendo. E invece qui la storia fa una bella virata e diventa altro.
Quello che i giornali non dicono a caratteri cubitali e non lo dicono nel momento storico in cui un tentativo di bacio diventa abuso fisico e psicologico oltre che una buona ragione per gogne pubbliche e licenziamenti.
Diventa una storia in cui l’uomo buono bianco decide che se la ragazzina fragile vuole i 50 euro per una dose da spararsi in vena, deve fare una cosa semplice: farsi scopare. Inutile edulcorare. Lo ripeto perché voglio che entri bene in testa a chi legge: farsi scopare. Tanto è debole, è disperata, è abbrutita dalla voglia di drogarsi. La ragazzina accetta. Se a 18 anni non hai paura di un ago che si conficca nelle vene, figuriamoci di un estraneo che ti entra dentro. Così lui la porta in un garage dove c’è un materasso squallido su cui poterla usare per quella mezz’ora di sesso al misero prezzo di una dose. Un affare, tutto sommato, per una diciottenne così bella.
Finito tutto, la ricarica in macchina, il gentiluomo bianco, e la porta dove lei voleva. In stazione, dai pusher di fiducia. Quelli negri, quelli cattivi. Mica come lui che non vende droga, ma al massimo, in cambio di sesso, ti dà i soldi per comprartela. La fine di Pamela (sebbene le cause della morte non siano ancora accertate) e quello che la sua fine si è portata dietro, tra sparatorie folli e dibattiti deliranti, è noto. “Credete forse che non pensi a Pamela? Non bestemmiate, per favore”, dice ora l’uomo bianco inseguito dai cronisti. Già. Come se il problema, qui, fosse solo il tragico epilogo.
Fai bene a non trovare pace, uomo bianco. Perché non hai avuto pietà e umanità. Perché ti sei approfittato della miseria, dell’abisso, della giovinezza. E mentre nell’epoca dei processi sommari agli uomini sul patibolo ci finiscono i nomi noti che piacciono ai giornali, quelli che “è abuso psicologico perché lui è il regista e lei l’aspirante attrice”, tu rischi pure di sfangarla. Invece no, non devi passarla liscia. Potevi fare molte cose quel pomeriggio e hai fatto la più schifosa. Hai abusato di una ragazzina drogata marcia, l’hai consegnata a chi le vendeva morte e ora piagnucoli perché tu ci pensi a lei, poverina, come facciamo a insinuare il contrario? Sì, io insinuo il contrario. Potevi pensarci quel pomeriggio, a Pamela. Potevi darle un passaggio e illuderla, per una manciata di minuti, che la vita, anche quando l’effetto dell’eroina svanisce, fosse il sorriso gentile di uno sconosciuto. Sarebbe morta lo stesso, forse, ma senza l’odore della miseria umana, del maschio rapace appiccicato addosso.
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