venerdì 26 gennaio 2018

Stesso copione


Si continua a morire in questo paese deragliato dalla giusta via, si continua a soffrire su queste lande di nessuno, a causa di scelleratezze, d’insani principi riconducibili alla voracità, all’inettitudine di gentaglia senza dignità. Si viaggia su treni obsoleti, si sta ammassati come bestie dirette al macello, consapevoli che da molto tempo ormai il trasporto pubblico, in special modo quello su rotaie, è divenuto di casta. Nessun padre, nessun saggio, nessun normodotato penserebbe mai di abbellire il solaio, il tetto avendo una dimora fatiscente. E invece qui ad Alloccalia succede questo, tra l’indifferenza generale: abbiamo linee ancora non elettrificate, binari unici, carrozze degli anni ‘60 e che han pensato i nostri nobili condottieri? All’Alta Velocità nei tratti importanti, al costo costruttivo al chilometro di due o tre volte quelli di Francia e Spagna. Non solo: il mega progetto Tav il quale, dopo 25 anni di ritardo, non servirà più a nulla se non a saziare gli orchi famelici attorno a noi. Si continua a morire perché la parola manutenzione è divenuta oggetto di sberleffo, tanto stride con le nuove concezioni imprenditoriali. E state certi che a breve inizierà il solito, classico, malvagio balletto scaricante responsabilità, allontanante colpe, pene e licenziamenti di bifolchi scaldanti posti elargenti stipendi inverecondi. Qui in Italia, pardon, in Alloccalia la vergogna non è più di casa. Solo la morte di lavoratrici, solo le ferite d’incolpevoli pendolari è il refrain costante, doloroso e incivile, a breve attorniato da costernazione, lacrime solidali dei soliti e noti coccodrilli infami, dannatamente immoti.

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