mercoledì 31/01/2018
CARO DIARIO ELETTORALE
La toilette dell’inciucio tra Lotito e Renzusconi
di Antonio Padellaro
Il candidato di Forza Italia, Claudio Lotito, che all’assemblea Federcalcio organizza animate riunioni nella toilette, è l’immagine cruda di ciò che si muove dietro le quinte (o forse più precisamente nei wc) di queste elezioni. Mentre ai piani superiori ferve la partita incertissima del governo, là di sotto, lontano dagli sguardi indiscreti, già si sperimentano le larghe intese per la spartizione delle stanze che contano. Per quella del calcio (tra le dieci imprese più ricche della nazione, 15 miliardi di fatturato) i giochi sembrano a buon punto. Non lasciatevi ingannare dall’annunciato commissariamento della Figc da parte del presidente del Coni Giovanni Malagò (il Richelieu dei Parioli) utile a tenere sgombre le poltrone di vertice una volta scavallato il voto del 4 marzo. Nelle formazioni del Nazareno pallonaro, la squadra più attrezzata appare quella berlusconiana, composta dal presidente della Lazio Lotito, da Cosimo Sibilia (Lega Dilettanti) e da Adriano Galliani (protesi umana dell’ex Cavaliere), tutti prossimamente attesi in Parlamento. Con i renziani corre Luca Lotti: per lui nel caso probabile dovesse lasciare l’incarico di ministro dello Sport (proprio a Galliani) l’inciucio prevede un incarico di vertice in via Allegri. Basta leggere i giornali, del resto, per rendersi conto che non c’è ancora il governo di garanzia (auspicato dal presidente Mediaset, Fedele Confalonieri proprio sulle colonne del Fatto) ma si lavora con impegno per garantire gli interessi di Renzusconi. In Viale Mazzini, neanche a dirlo, dove viene dato in arrivo alla guida di Rai Pubblicità, munito forziere del servizio pubblico, Mauro Gaia considerato molto vicino al segretario del Pd. E dove l’amichevole contraltare al Giglio spelacchiato potrebbe essere Arturo Diaconale, attuale membro del Cda, candidato forzista alla Camera nonché uomo della comunicazione della Lazio di Lotito. Che tutto o molto dunque possa incastrarsi nel risiko del potere non è certo una sorpresa o una novità in un paese geneticamente predisposto all’utile scambio di favori. Pratica per la quale sono state vivamente sconsigliate le “teste calde” (precisa richiesta giunta da Arcore ai plenipotenziari delle liste), e a cui Renzi si è subito predisposto con la blindatura dei gruppi parlamentari. Perciò se anche il Pd finisse sotto la tragica soglia del 20 % (come preconizzato da qualche sondaggio) l’importante è: primo, che il 5 marzo non vinca realmente nessuno; secondo, che gli eletti siano di obbedienza pronta, cieca e assoluta. A questo almeno si lavora nelle toilette della campagna elettorale.
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