lunedì 25 dicembre 2017

Nel Rito



Nel Rito del Natale, circondato da ovvietà, da buonismi irritanti, cosa trovo per meditare? Le solite, ed oramai stancanti, gestualità di chi deve fare il buono per ottemperare a quella specie di regolamento di questi lidi ove la bontà è una dependance eretta per pochi giorni, nel misterioso segno della nascita di un bimbo. 
Stride sempre più scambiarsi auguri fingendo di non vedere quel che accade attorno, ad esempio quegli occhi che ci rimirano mentre sorridiamo tra noi festeggiando il giorno della luce, l'abbandono del punto più profondo della notte, la natura che già ansima per ripartire verso l'esplosione primaverile; bulbi oculari scappati dalla miseria, dalla povertà provocata dal sistema inventato da pochi, soffocante la stragrande maggioranza di umani in tutto e per tutto uguali tra loro. Spacchettare pacchi di doni, con occhi luccicanti mentre in giro vaganti senza meta rimirano luccichii natalizi a loro non destinati, in un'economia stritolante dignità, speranze, progetti, vita stessa in nome del vero dio moderno, il Lucro, non nascente in un giorno come questo ma presente ovunque, padrone dell'immoto, dello stantio, della dabbenaggine, dell'indifferenza, dell'egoismo. 
Le parole di ieri notte di Papa Francesco lacerano beltà infingarde erette con credenze deviate, fraintendimenti, coperture, storture, filosofie distruttive menti e cuori: viviamo tutti sullo stesso pianeta con egual diritti calpestati da pochi, come la storia dell'umanità insegna da sempre. 
Siamo uguali solo sulla carta, le diversità imposte da regole schiaviste divengono sempre più eclatanti: continuano a morire troppi bimbi, la fame, la miseria è ovunque ma non la vediamo più perché il tappeto delle nostre tradizioni è perfettamente oscurante grida di dolore, disperazioni varie, nullità rimiranti il nostro sfarzo sfavillante.
Girando per le città veniamo quasi idolatrati da migliaia di retine in solitudine su cui tanti, troppi, speculano al costo di 35 euro pro die, facendo affari d'oro in nome della carità, parola mai fraintesa e edulcorata come oggi. La meditazione della nascita del Figlio di Dio vien sempre più riposta nei meandri del rito, i suoi effetti salvifici lasciati ad una minoranza che va riducendosi sempre più, direttamente proporzionale al nascondimento degli altri in fuga dalla morte, entrati dentro l'agonia psicologica preparata per loro dalla sovrana Indifferenza, regina di questi tempi oscurantisti. 
Conta poco versar denaro dentro i loro bicchierini ossequiosi; conta poco salutarli, sorridergli, evitando l'approccio del cuore. Il gelo del non voler guardar nei loro cuori equivale al freddo della capanna di Betlemme, ove due profughi misero al mondo un bimbo in una assurda normalità fatta di fughe e differenziazioni sociali. Ma quel Bimbo, purtroppo per loro, continua ancor oggi a sconquassarci menti e cuori, offuscando credenze e riti deviati, al fine di riportarci alla realtà naturale fin troppo detestata, di mortali uguali in tutto e per tutto tra loro.
Buon Natale!

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