martedì 28 novembre 2017

Si, ci ritorno!


Sarò fissato, sarò da abiurare in quanto non degno della civilizzazione, di questa cialtroneria imperante mascherata sociologicamente. Ma ci voglio ritornare sopra, quasi come un abigeo appena uscito di galera che scopre una mandria di bisonti solitaria! 
Ci voglio ritornar sopra per i lamenti delle mie sinapsi, non comprendenti questo voler inculcare regole fuori dalla normalità, del naturale svolgimento degli eventi, compresi gli atmosferici, che da sempre caratterizzano il nostro vivere a queste latitudini. 
Di che parlo? 
Della mia visita, quasi in modalità zoologica, spassosa come quando andavo a Pistoia a vedere i rinoceronti, del famoso quadrilatero della moda milanese; non me ne vogliano gli aficionados,  ma il restar basito difronte ad incongruenze biologiche tanto eclatanti mi pone e mi porranno in avvenire su un piedistallo tutto mio, che condivido con chi ne vorrà fare parte. 
Perché quando fa freddo, la norma impone di coprirsi. Lo sanno i nobili vecchi, ce lo hanno tramandato da generazioni; lo chiedi a chiunque, normodotato o no, trovi in giro e la risposta, proveniente dai limbi della psiche è, e sarà per sempre, la solita, all'unisono: quando fa freddo ci si deve coprire. 
E se dei giullari, dei guitti, dei ricconi assurti a signori della nostra libertà attraverso un opinabile cerchio in cui i malcapitati di turno, che siamo noi, anzi, che sono tutti coloro che sottostanno agli input subliminali dei mercanti del bello, decidono tendenze, molti dovranno adeguarsi a tali insegnamenti illuminati e blaterati, sborsando cifre indegne per una pochezza di materiale evidente, un capestro per molti degli schiavi nascosti in terre alla mercé dello sfruttamento il cui lavoro pagato pochi euro, infangante la stessa umanità, viene trasformato in oro grazie ad una targhetta, a delle iniziali ivi ricamate, ebbene lo ribadisco: costoro fanno il loro gioco egregiamente contando su una moltitudine di allocchi, deviati in questo dalla mercificazione onnivora di tutto quanto c'attornia, estraniandoci dall'essenziale. 

Perché se ci sono quattro gradi non puoi, porcaccia miseria, uscire di casa con i pantaloni a mezz'asta, i piedi nudi dentro a dei mocassini primaverili o a delle ciabatte pelose che i nostri avi utilizzavano per stare davanti al camino! 
No, non puoi, anzi non devi! Ne va del decoro della persona, miseriaccia cane! 
Ed invece non è così: pagano ciabatte da vestaglia anche 500 euro e le indossano senza calze, uscendo alle intemperie a piedi nudi soltanto perché quest'anno pochi hanno deciso così! 
Fatemi scendere! Fatemi scendere! Non voglio più far parte di questo sistema infetto! Non voglio essere mescolato a cotanta cialtroneria neuronale! 
Fatevi un giro, vi prego, attorno a vie celeberrime, Monte Napoleone, della Spiga; girateci, scrutate, osservate anche voi l'acquario sfavillante abitato da inerti respiranti, viventi per ostentare una diversità resa visibile in eccesso, grazie alla casta di appartenenza permettente di non distinguere più l'essenziale dal superfluo, il bello dall'imposto, l'appagante dal risibile. 
Perché se è vero che dentro ad una bella camicia ci si sta bene tutti, avvolti in un pantalone pregiato è un piacere camminarci, è altrettanto giusto e decoroso valutarne il valore, comprensivo di idea, di materiale, di lavorazione, al fine di cercare un limite oltre il quale scatta, deve necessariamente scattare, la certezza della presa per i fondelli, la riduzione di se stessi ad un babbano qualsiasi. 
Non farò nomi di marche, di stilisti. Ma uno zaino, l'ho già postato può costare 3.400 euro? Tremiquattrocentoeuro per uno zaino? Se tu compri uno zaino per tale cifra, entri di diritto nella terra di nessuno ove non esistono più valori quali la dignità, la parsimonia, lo stesso intelletto. 
Una ciabatta a 500 euro? Una cappelliera a 1500? Un paio di scarpe da ginnastica, bianche a 450?
E se passeggi per quelle illustri vie, vedi, con tristezza, tanti troppi indossare quelle scarpe, bianche con impresse le due iniziali dei loro creatori e ti domandi: cazzo ma non avranno freddo ai piedi? 



  
Guardate l'accostamento delle due vie! Mi ha colpito quasi fossero due religioni a contatto, una pregna di adepti amanti il bisso, l'oro, la ricchezza, l'altra... simbolo di moda.
Scherzi a parte: sono due fedi, lontane anni luce, professanti entrambe regole rigide, inapplicate a volte, ma rigide. 
Monte Napoleone pretende un'assoluta adesione alle scelte di pochi, anche nel caso queste contraddicano gli usi secolari già trattati. Dell'altra non occorre credo parlarne ulteriormente. 
In fin dei conti, l'aggirarsi per quelle zone multicolori ha per me una funzione rilassante, di puro divertimento: ho potuto ammirare il possessore della nuova Ferrari parcheggiata in zona vietata, salire in macchina, accenderla ed aspettare, godendo, che molti occhi luccicanti ne ammirassero le fattezze, la perfezione del suono del motore, per una soddisfazione enorme dovuta all'ammirazione. Forse l'ha comprata proprio per questo, il tapino! 
Queste sono le scarpe. Ditemi voi dove sono gli oltre 400 euro di valore.
Ma il momento clou del tour in questo zoo è stato allorché ho incontrato un poveretto, abbronzato perfettamente, impomatato pure, così agghindato: giacca cachemire, camicia, cravatta e guanti. E allora? Aspettate: pantaloni a mezz'asta, mocassini fascianti piedi nudi! 
Fatemi scendere! Ho suonato! Voglio scendere!  


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