giovedì 5 ottobre 2017

Sempre la migliore!


giovedì 05/10/2017
Così finì la Rai (e pure l’intellighenzia)

di Daniela Ranieri

Un destino comune, come una colla, o piuttosto come la corda che col masso si porta dietro il suicida, tiene insieme la diciamo intellighenzia di sinistra di oggi e la classe dirigente “democratica” a cui afferisce e a cui somiglia per attitudine morale, slancio progressista, analisi del contesto e sensibilità allo Spirito del Tempo.

Se anche volessimo fare, come ama fare il segretario del Pd, della spacconeria basata sul mero share, ci toccherebbe registrare come tutta la sinistra aristocratica televisiva che un tempo brillava dalle pagine di Repubblica per superiorità antropologica sulla masnada berlusconiana e poi, all’avvento di Renzi, lo ha apertamente sponsorizzato oppure (il che è peggio) si è adagiata in un placido conformismo, oggi va a picco esattamente come il Pd distrutto da Renzi, mentre il kitsch originale e supremo, il Berlusca appunto, riaffiora a galla con tutto il suo circo di canare, paraculi patentati e malamente.

Così avremmo buon gioco, se fossimo come il cyberbullo Matteo che twittò ilare “I talk show fanno meno ascolti di Rambo” (con tutti gli scagnozzi a fargli eco), a sottolineare che il milionario Fazio promosso alla seconda serata di Rai1 perde 300 mila spettatori e che l’amico storyteller Baricco fa il 2,15% su quella Rai3 che doveva essere rivoluzionata da Daria Bignardi e invece non si è riavuta nemmeno dopo che quest’ultima, preso atto del bel lavoro compiuto, s’è fatta da parte.

Ma siamo consapevoli della ghigliottina logica cui costringerebbe un simile basso mezzuccio. Prendiamo Baricco. Si sa come vanno a finire le cose, quando c’è di mezzo lui (ce l’ha insegnato il maestro Edmondo Berselli): noi diciamo che Baricco fa il 2,15% (più o meno quanto fa il jingle della rete) portando in Tv Furore di Steinbeck, ed ecco che gli diamo un’implicita autorizzazione a pensarsi quale profondo intellettuale-divulgatore che fa cose così sofisticate che un popolo col 40% di analfabeti funzionali non può che preferirgli il Grande Fratello Vip (ma anche la fiction su Bocelli, assai renziano). Ma il sillogismo (il popolo è scemo; Baricco è un genio; il popolo non guarda Baricco), può andare bene per le menti semplici come quella di Renzi, per il quale peraltro, quando gli fa comodo, il numero è sinonimo di Verità; noi piuttosto dobbiamo chiuderlo con un’altra evidenza: Baricco (il baricchismo) non guarda il popolo. Allora: c’era Baricco, carismatico come l’abbiamo fatto credersi per anni, coi suoi silenzi, le sue finte reticenze di divo e il suo turpiloquio chic, in piedi come un cantante, il libro in mano, la voce flautata e, sotto, una musica spaccacoglioni suonata, si fa per dire, dal cantante dei Baustelle, davanti a un pubblico, come sempre con Baricco, di donne incantate e uomini con acconciature rétro, tutti rigorosamente, intensamente, scomodamente in piedi (la cultura è scomoda o non è).

Che poi andrebbe anche bene, in fondo peggio per loro (oltre che per noi che paghiamo il canone con la bolletta della luce), se questi non fossero quelli che avevano capito tutto (“Renzi? Deve andare avanti con la stessa ferocia e determinazione con cui altre generazioni hanno fatto la guerra e costruito l’Europa”, disse Baricco, e Renzi nel suo diciamo libro: “Baricco? Una delle persone più intelligenti che conosca”), e invece portano il canale un tempo della cultura di sinistra al suo minimo storico e si trascinano dietro pure il programma molto intenso di Concita De Gregorio, altra stella del firmamento di ottimati di Repubblica (oggi più pisapian-renziano che renziano tout court), che parte con un competitivo 1,22%, ¼ delle ventennali repliche della Signora in giallo su Rete 4.

A pensar male si fa peccato e noi da peccatori associamo mentalmente l’endorsement al Sì e le lisciate alla furbata costituzionale di Renzi col premio della prima serata Rai, anche se per fare due più due aspettiamo il mega-show di Benigni, al quale il direttore generale Orfeo (imposto da Renzi) sta facendo una corte spietata che immaginiamo già come si concluderà.

Questo succede quando si epurano tutte le coscienze critiche dalla Rai (Gabanelli, Floris, Giannini) e a loro si preferiscono i cialtroni, i guru, gli yes men, le mezzecalzette, i servi.

Purtroppo venti milioni di connazionali hanno deciso che Renzi, quello di “fuori i partiti dalla Rai”, non dovesse andare #avanti ma a casa, sennò chissà come sarebbe ridotta, oggi, questa azienda piena di pubblicità che licenzia lavoratori, sfrutta precari, esternalizza servizi. Forse avremo tutti quelli che hanno votato Sì in prima serata a turno sulle tre reti, e Oscar Farinetti, socio della scuola Holden di Baricco, nella fascia che fu di Biagi e prima del maestro Manzi, ad insegnare “Le sette mosse per il coraggio” (corso vero, c’è gente che paga per seguirlo).

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