domenica 1 ottobre 2017

Articolo immondo


Su l'Espresso in edicola oggi un articolo che apre uno squarcio su un mondo immondo, diabolico e vergognoso: il traffico di organi. Sapevate ad esempio che dall'inizio della guerra circa ventimila (ventimila confermo) siriani hanno dovuto cedere un pezzo del proprio corpo, quasi sempre un rene?

Questo mercato occult, costituisce solo un 10% dei trapianti ma è in costante ascesa,  genera un giro di affari tra 840 e 1,7 miliardi di dollari. 
Compaiono, come in tutte le tratte, figure di biechi bastardi che chiameremo "mediatori" e che hanno provocato un aumento del 500% del costo illegale di un trapianto. 
Oltre alla Siria, i pezzi umani arrivano anche da Libano, Giordania, Turchia, Iraq, nord Africa. Sono sorte centinaia di cliniche private dove, tanto per non perdere la mano, si praticano anche aborti. 
Molti vendono per sopravvivere, altri per compiere i viaggi che tanto rompono le palle a noi occidentali. I broke, che Dio li strafulmini, reclutano, convincono, persuadono. Sono carogne viventi di questo sporco gioco che, alla fonte, prevede illuminati chirurghi lesti alla rapina e solerti nell'installazione nel corpo di un pagante. 
Una storia merdosa, come tante, troppe oramai affoganti buon senso, socialità e solidarietà.

Se avessimo un organo internazionale efficiente, attento alle carogne che oramai sono ovunque, vi sarebbe almeno una forma accennata di lotta. 
Ma l'Onu ha oramai la stessa importanza di una salumeria di un centro città, vive solo per distribuire dollari a quelle migliaia di infiascatori che lavorano dentro al palazzaccio di vetro newyorkese. 

Ma torniamo ai maledetti broker: agguantano la preda, fanno gli esami per verificarne la compatibilità con il compratore, indi mandano il venditore sotto i ferri per la nefrectomia. 

Successivamente il tutto tende a comparire ufficialmente come una semplice donazione, contento di consenso firmato. Il costo dell'operazione viene saldato da un terzo incomodo e gli accordi tra venditore e compratore sono saldati all'oscuro di tutti, nell'indifferenza generale. Un trapianto di rene costa al compratore tra i 20 e i 100mila dollari. Al poveretto che lo dona vanno solo dai 3 ai 5mila dollari. Oltre al danno anche la beffa dello sfruttamento! L'altro denaro viene inviato, tramite piccoli pagamenti incolti stati tra cui Francia, Germania e Stati Uniti. Il profitto degli ospedali egiziani ad esempio è di circa un milione di dollari a settimana. 
Il povero donatore una volta lasciato il rene, viene fatto sloggiare quasi subito dall'ospedale e la convalescenza comporta sanguinanti, immobilità e dolori, dolori. 

Immaginare i trafficanti sbattersi per trovare una casa al nuovo donatore, falsificare documenti, accordarsi per l'intervento, saldare con una miseria il poveretto insomma, muoversi nei meandri del mondo come un impiegato del turismo, mette ansia, rabbia e voglia di maledire chiunque attenti alla dignità dell'altro. 
Ripeto, senza una guida ed un controllo internazionale queste sono autentiche parole al vento, chiacchierate in osteria in una giornata plumbea. Non servono a nulla. Neanche oramai a piangerci sopra.     

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