mercoledì 11 ottobre 2017

Alla vetrina


La vetrina di un sontuoso negozio emiliano, pregno di orologioni delle marche più nobili e svariate, la mia solita aria disinteressata, tipica di chi oltre a fregarsene la ceppa di portare al polso il valore di un suv, non ne ha neppure la necessità e la portanza economica.
Mentre guardo lo sfavillio dietro di me ecco arrivare una coppia sulla trentina con la classica "evve" arrotata. 
Il ragazzo in modalità paciosa comunica alla compagna la decisione, quasi scontata e tediosa, di procedere a breve all'acquisto di uno dei gioielli lì esposti, una delle più famose marche esistenti iniziante per "R"; lei, quasi come se avesse sentito dal suo boy l'intenzione di comprare un moccio per le faccende domestiche, approva la decisione con la mielosa frase " Si, cavo fai bene! Ogni tanto è giusto cambiave. Era tanto ovmai che non ne acquistavi uno", dove l'intervallo di tempo poteva, visto il tono, essere anche tra le trentasei e le cinquanta ore. 
Rimango impassibile per donarle l'impressione di avere a casa, a disposizione nel ripostiglio, il progettista delle serie più nobili, pronto a soddisfare ogni mio desiderio sulla misurazione del tempo e, contemporaneamente, simulando un attacco di nervi, con un movimento secco ma impercettibile, nascondo dalla loro vista, sovrapponendogli il polso della camicia, il mio Farloccon X50, segnante sì allo stesso modo le ore come i nobili gingilli esposti, ma di casta tanto distante da loro, da esserne esso stesso in soggezione, come Mercy, la donna di Swan nei "Guerrieri della Notte", allorché entrando, nel vagone della metro, ragazze vestite lussuosamente e pregne di mondanità, viene ingenerosamente squadrata, dato il misero look.  
Mentre decido di lasciare il proscenio mi colpisce la successiva frase del giovane: "Sai che cvedo di avev pevso duecento euvo che avevo messo nella tasca posteviore dei jeans?" 
E lei, tra l'annoiato e lo strutto: "ma come sei distvatto cucciolo! Devi stave più attento!"
Duecento euro! Il verdone! Simulando meglio di un operatore della galleria del vento Ferrari, inizio impercettibilmente a "radareggiare" intorno a me, mentre gli occhi si confanno a quelli del compianto Marty Feldman e il suono tipico del sonar del sommergibile, fuoriuscente dalla cervice, per poco non smaschera la mia voluttà nel ricercare il bigliettone! Lascio fingendo fretta la vetrina, meditando sul valore del denaro tra simili, sulle relative reazioni al loro smarrimento e su quanto la sorte sia, oltreché casuale, peripatetica, dannatamente peripatetica.
Tic, toc!  
  

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