sabato 23 settembre 2017

Affioranti


Stanno affiorando alcuni tic che mi preoccupano leggermente: ad esempio prendo delle pastiglie quotidianamente, in numero pari e se per caso ne perdo una, scompigliando la parità, mi innervosisco, soffrendo per il dispari che vedo nel raccoglitore d'alluminio con diciotto pastiglie in fila per due. 
Cerco di non pensarci ma il fatto mi scatena la voglia, l'ho fatto solo una volta, di buttarne via una per riconquistare la parità. 
Non è un bel segnale. No, decisamente no! Però per fortuna me ne accorgo e combatto l'insensatezza della situazione.
Altro esempio: sono umido-fobico, nel senso che ogni qualvolta genero un rifiuto alimentare, mi scattano dentro delle sirene come quelle del sottomarino, che mi fanno ansimare circa il loro smaltimento perché, ecco il nocciolo, ho il terrore di attirare animali, vedasi topi, con l'odore dei rifiuti.
E allora li genero in sintonia con lo smaltimento, portandoli di sera sotto il portone, muovendomi tra i bidoncini marroni, con una circospezione simile a quella di Rambo nella foresta. 
Confesso che alcune volte, guardandomi attorno come se vivessi nel Bronx, ho estratto il sacchetto dal bidone per metterlo dentro ad uno dei miei condomini, riportando a casa il contenitore. Si, lo ammetto, perché il saperlo tutta la notte alla mercé di cani, roditori e pisciate varie, mi agita. 
Vado avanti? 
 In autobus ho l'ossessione di scontrare qualcuno, dandogli la sensazione di avere davanti un borseggiatore. Mi muovo a rallentatore, cercando di tenere in bella mostra entrambe le mani, assumendo posture curiose, tra cui spiccano quella tipica di uno che ha appena udito il "mani in alto" della polizia, oppure quella del sonnambulo,  o anche quella dell'imbronciato o del maniaco della sicurezza, aggrappandomi a più sostegni del mezzo pubblico. 
E sul treno? Siccome m'addormento con facilità cerco di nascondermi addosso soldi, cellulare, iPad e quant'altro divenendo un sonnacchioso bombolone. Se metto il cappotto nella rastrelliera sopra di me, ogni due minuti circa lo guardo con gli occhi e se il tic non scompare, lo indosso, sudando conseguentemente come un macaco. 
Al ristorante se metto la giacca appesa sullo schienale della sedia, soffro per tutto il pasto, perché desiderando l'appoggio benefico lo evito per non sgualcirla, uscendo alla fine della cena con un inizio dolorante di scoliosi. 
Lavatrice-fobia: controllo metodicamente il numero di mutande ancora disponibili e soffro allorché mi separo da delle camice di cui mi sono innamorato, con cui mi separo, riponendole nel cesto della biancheria sporca, con lo stesso dolore che provavano le fidanzate in stazione salutando gli amori partenti per il fronte. 
Della lavatrice soffro anche lo spettro che mi si allaghi la cucina, per cui ogni tanto controllo il pavimento allorché lo messa in funzione. 
Stendo con circospezione soprattutto nella terza fila dello stendino esterno al terrazzo, per cui mantengo il baricentro molto basso per la paura di cascare di sotto con una postura simile a quella di un nano che si sta cagando addosso. 
Capitolo sigarette: cerco di smettere ma invano. Devo necessariamente avere in casa un pacchetto di riserva, a volte anche due, per cui l'entrata ricorda molto una fumeria d'oppio turca. Stessa cosa dicasi per gli accendini che compro e immagazzino in casa in numero tale da soddisfare l'accensione a tutti gli spettatori  presenti ad un concerto della Pausini a San Siro. 
E in tasca? Sempre due, in quanto detesto dover chiedere d'accendere, scrutando facce alla ricerca di un tabagista. 
Soffro inoltre la presenza in tasca delle odiose monete da 1,2,5,10 centesimi di rame che m'infastidiscono al punto da aver desiderato a volte d'ingoiarle e quando la cassiera del market mi annuncia "sono 10 euro e 58 centesimi" la maledico sognando una fatwa che le impedisca di pronunciare i sottomultipli dell'euro. Arrivato a casa, li spargo come coriandoli, ritrovandoli successivamente in posti stranissimi, tipo dentro la lavatrice, dentro al gabinetto o in frigo. 

Ancora sugli indumenti: ho molti pantaloni sia estivi che invernali nell'armadio. Molti sono di una taglia oramai scomparsa ma non li butto via, sognando un giorno di rientrarvici. Altri indossabili rimangono intonsi senza uso e al cambio stagionale mi guardano come se fossi, e hanno ragione, un imbecille. 
E che dire dei maglioni? Un tempo nefasto ne compravo di spessissimi, adatti ad una missione invernale nelle Terra dei Fuochi. Poi, accortomi dei nefasti odori sparsi in aere, dovuti all'abbondante sudorazione, ho cambiato abitudine, passando all'opposto, acquistandone alcuni così sottili che si squarciano ogniqualvolta starnutisco. 
Capitolo mutande: ho una scorta di mutande tali da sopportare una mesata di diarrea senza tregua! Appena scendo sotto le dieci unità faccio un lavatrice anche se fuori cielo Noè con la sua arca pronto ad accogliere animali di ogni specie. 
E che dire delle maglie della pelle? Stravedevo per quelle a girocollo, ora le odio, spasimando per quelle a V. 
Ma il must delle ossessioni, questo terribile, è il seguente: la fobia di dover andar di corpo e non avere attorno un bagno!
Cerco di non pensarci, ma purtroppo a volte capita e, credetemi, soffro orrendamente in merito. Quando esco, se vado in un ristorante sono tranquillo, come a casa di amici ma.. fino ad un certo punto! 
Perché, e so che annuirete, un'altra paura è lasciare il bagno maleodorante, che detta così è appare come un controsenso, non avendo ancora conosciuto nessuno che defechi profumando di Chanel Nr 5 il gabinetto. 
E qui scattano le contromisure: faccio due esempi. Se sono in un bagno di un ristorante, ho il terrore che dopo di me ci sia qualcun altro ad aspettare il proprio turno. Per cui, la regola che mi sono imposto, che non ritengo normale, è che anche se devo corporalmente liberarmi, in termini temporali devo dare l'impressione all'aspettante di aver fatto solo una minzione. Tempi millesimati quindi! Entrata, sbragata fulminea, liberazione, tasto dello sciacquone premuto durante la fase liberatoria per evitare che rimanga a lungo nel gabinetto, liberando odore. Nella tempo in cui la vaschetta si riempie, ulteriore controllo che il tenue si sia svuotato, pulitura, rivestimento e apertura del lavabo, se presente. Uso di quantità di sapone profumante l'ambiente, ulteriore scarico di acqua per pulizia generale, fischiata tranquillizzante ed uscita, senza guardare negli occhi l'astante. 
Stessa cosa in casa di amici, con l'unico problema legato in genere alla mancanza delle chiavi sulla serratura per cui ne deriva che la defecatio sarà molto ansiosa per la paura che entri qualche bimbo o gli stessi padroni di casa, per cui ogniqualvolta devo andare in un bagno di amici lo annuncio con tono di voce pavarottiano sulle note dell'Aida, scatenando ilarità generale.  
E che dire del mio rapporto con gli animali? L'unica volta che non sono scappato da un cane, salutandolo amichevolmente, mi ha morsicato un polpaccio! Per cui non li amo molto. E quando li sento abbaiare davanti ad un bar o di sera portati da un poveraccio certamente maledicente il momento in cui ne decise l'acquisto, sono tentato di sparare un raudo per spaventarli al punto di trasformarne i latrati nei più acquietanti belati. 
Di mattino presto, colgo il momento solenne della loro defecazione con il padrone che si finge portatore di Parkinson; mi fermo osservando la successiva ripulitura delle feci, con tanto di estrazione di sacchettino e guanto, gustandomi l'imprecazione dello sventurato incazzato oltremodo con me che invece di stare ancora a letto, sono lì per rompergli le scatole! 

Mi fermo qui, direi che sia abbastanza!

Ora sicuramente capirete perché scrivo molto su questo blog! 

Liberatevi anche voi dai vostri tic, dalle ossessioni, dalle manie! 

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