sabato 1 luglio 2017

Commento ai commenti


Il consigliere regionale PD Juri Michelucci, nella rubrica commenti del Secolo XIX di oggi, analizza l'eclatante sconfitta (non per il Bomba) elettorale del suo partito alle scorse amministrative. 
Michelucci oltre ad ammettere la sconfitta, sembra riconoscere un aspetto basilare per un'approfondimento chiaro e limpido: come lui scrive "i cittadini ci hanno percepiti lontani dai loro problemi reali e ci hanno punito." 
Ma ecco che, ad un certo punto, riparte l'ansiolitica disfida, la solita storia di litigiosità interna, tipica di questo mondo simil sinistro, dedito ad una frammentazione senza utilità, senza futuro: "Ricordo inoltre che alla Spezia, per richiesta della maggioranza orlandiana cittadina, per la prima volta la federazione ha lasciato all'unione comunale spezzina la gestione delle elezioni. Nel partito cittadino la maggioranza è saldamento in mano alla corrente di Orlando che non è riuscito a esprimere un segretario. Al ballottaggio la segreteria ha continuato a lavorare per l'unità, coinvolgendo Art.1 e tante parti sociali a sostegno del progetto di Manfredini."

Emerge da queste parole l'astio velato per un'impossibilità a dettar legge, la legge rignanese, anche nello spezzino. In pratica: noi siamo stati buoni e fedeli, purtroppo voi che non siete neppure riusciti a fare un segretario, ci avete trascinato nel dirupo. 
E' supponenza, alterigia, voglia innata di rivalsa, di piazza pulita?
I buoi sono scappati dalla stalla, i segnali di questa fuga erano eclatanti. Ma la vanità dell'intellighenzia tipica di Capalbio, non solo non li ha captati, ma ha continuato come nulla fosse a generare un mix di sconsolata desertificazione di tutti quei valori propri di un partito di sinistra, senza che, e questo è ancor più grave, nessuno abbia pensato all'ipotesi più salutare, più benefica e, se vi fosse ancora dignità, più ovvia: farsi da parte, tornando alle proprie occupazioni, ammesso che esistano visto che aleggia in queste lande come a Roma, la malsana idea che far politica sia per l'eternità. 
Ci sono degli enormi sconfitti, vedi Pinotti, Paita, Orlando, anche se con minor responsabilità, fino ad arrivare al Giglio che di magico non ha più nulla, visto che è sempre più comico. Nessuno che prepari i decorosi saluti e lasci ad altri la ricostruzione di un partito squallidamente distrutto da fuorvianti e malsane iniziative, prima tra tutte quelle di continuare ad occhieggiare ad un anziano, oramai neppure più arzillo, il cui partito fu ideato da un sodale attualmente in galera per associazione esterna di stampo mafioso. 
E' tipico di molti riconoscere gli errori dopo una sconfitta. Ipotizzare correzioni, rimanendo sulla tolda solo, per fortuna, di pochi inetti.   

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