lunedì 19 giugno 2017

Alla Carta!


La normalità è la consigliera più cattiva, l'abitudine inficia il sano ragionamento, scoraggia i fuori dalle righe a dir la loro, per il bene del giusto. 
Perché dico ciò? 

Andate su questo link: Ristorante di Bottura

Stiamo parlando dell'Osteria Francescana dello chef stellato Massimo Bottura, che ha vinto lo scorso anno il titolo di miglior ristorante al mondo. 
Premetto che non infarcirò il post di sdolcinature populistiche. Scorrendo il menù di Bottura deduco che se scelgo il menù degustazione a 9 portate pagherò 220+130 di vini per un totale di 350 euro.
Se scelgo il menù completo 420 euro.
Se vado a la carte vedo antipasti a 60 euro, un primo risotto con caviale a 90 euro, i secondi a 80 euro ed i dolci a 30 euro.

Che dire? D'accordo che sei in uno dei migliori ristoranti del globo, d'accordo tutto. Ma il fatto che per mangiare lì devi sborsare queste cifre, dona al tutto per l'ennesima volta, un esotico e particolarissimo senso di dabbenaggine. Abbiamo assimilato il concetto, simile alla moda, che il bello non deve contenere sensi di onestà intellettuale. Siamo caduti nelle mani di predoni, predoni stellati.
Come fa un primo piatto a costare 90 euro? 
Come è possibile? Perché nessuno osa criticare? 
Se cercate di prenotarvi, io l'ho fatto, l'attesa supera i tre mesi!!! Vuole dire che nei prossimi 90 giorni lo chef Bottura avrà il locale stracolmo! 
Si d'accordo! L'arte, la fragranza, l'originalità, la libertà di andarvici. Tutte cazzate, a mio parere al confronto del sublimale inserito in cervice, spazzante l'ovvietà di dire un vaffanculo a tre stelle! 
I limiti sono crollati, il decoro pure. I medi innalzano questi chef nell'olimpo. Per noi che restiamo in questo brodo di giuggiole, insapore, non resta che accondiscendere senza a questa farsa rimbambente, a questi piatti quasi vuoti proponenti si bellezze papillari, che però necessitano denari in quantità smisurata rispetto al valore intrinseco. 
Se però paghiamo centinaia di euro jeans strappati, forse è inutile protestare. Non resta che sedersi al desco, scientemente apparecchiato e sviante psiche ed amor proprio.  

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