venerdì 26/05/2017
COME ODIANO I RICCHI - RANCORE FREDDO
Melania, una vendicatrice sul palcoscenico mondiale
di Selvaggia Lucarelli
Melania Trump comincia a starmi simpatica, io ve lo dico. E mi sta simpatica perché nel suo linguaggio non verbale c’è un mondo che qualsiasi donna incazzosa e con almeno una relazione conflittuale alle spalle, sa decifrare con la precisione di Champollion di fronte alla stele di Rosetta. Melania Trump detesta Donald quanto un vestito Oviesse, quanto le rughe gravitazionali, quanto le sue foto scollacciate e ruspanti degli esordi, quanto unghie e piedi con lo smalto scoordinato, quanto la riga del suo passaporto con su scritto “nata a Novo Mesto”. Melania odia suo marito e non perde occasione per farlo sapere al mondo. È una di noi.
E noi leggiamo nei suoi gesti tutto quello che accade sull’Air Force One prima che atterri, in casa quando sono soli lei e il marito, al telefono quando scazzano. Lei è con evidenza commovente la regina di tutte le mogli passivo-aggressive del mondo. Quella che non è abbastanza forte da ribellarsi, ma neppure troppo scema da adeguarsi, e allora gli dice: “Ok, vengo da Gentiloni, dal Papa, dal re del Belgio e da tutta questa accozzaglia di gente che piuttosto che dare la mano a te la metterebbe sulla griglia per gli arrosticini, ma come me è costretta a mandar giù il rospo. Ti accompagno, farò le foto di ordinanza, farò la sciura elegante e vedrò di non mettere più gli abiti da strappona che mi piacevano tanto, ma sappi che sto incazzata nera e non ho intenzione di nasconderlo”.
Melania è una di quelle mogli trattenute a cui basta dare un bicchiere in più a cena e in cinque minuti cominciano a vomitare addosso ai commensali le verità più scomode del loro matrimonio. Datele un Barolo a una cena di gala e vi racconterà tutte le corna del marito in ordine cronologico, le battute sulla segretaria, gli sms alla stagista, le sue mutande imbottite e i segreti del suo riporto radiogeno.
Certo, non è la prima first lady infelice della storia e non è neppure la prima moglie di un presidente ad avere accanto un playboy attempato con un osceno senso dell’umorismo. Veronica Lario, per dire, ha avuto il suo stesso problema, solo che lei lo ha risolto a monte: è andata a un paio di incontri ufficiali, poi ha detto a Silvio “Io non ho intenzione di recitare la parte della moglie felice, per cui piuttosto che venire con te da quell’altro zotico di Putin preferisco andare a farmi un tè da Cova con la Latella” e tanti saluti. Melania no. Melania è più subdola. Più furba. Più vendicativa.
Lei, al contrario di Veronica, va agli incontri ufficiali perché VUOLE far sapere al mondo che il marito le sta sulle palle. Vuole far sapere che è solidale coi suoi detrattori, che li capisce, che è lì accanto a lui ma se potesse sarebbe la seconda moglie di Kim Jong un o l’amante di un mariachi messicano.
Certo, era sua moglie pure prima, starete pensando. Già. Il punto però è che prima era la moglie di un playboy attempato con un gatto in testa, ma forse lo vedeva mezz’ora l’anno, all’inaugurazione di un casinò con strip poker e lap dance acrobatico. Facevano entrambi la propria vita, non si disturbavano troppo a vicenda, avevano i loro ampi spazi in cui tutto sommato l’infelicità riusciva a stare comoda. Ora no. Ora, a Melania, la moglie tocca farla per davvero. Anche se solo a favore di telecamere, anche se solo il tempo di un jet lag, anche se solo a sei ore di fuso orario da casa sua, per Donald questo matrimonio “non s’ha da disfare”. E allora, la nostra first lady passivo-aggressiva, ha trovato il modo di lanciare dei segnali al mondo ben più minacciosi di quelli del marito. Di fargliela pagare.
Scendono le scalette dell’Air Force One a Fiumicino, lui fa per prenderle la mano e lei sente l’urgenza improvvisa di mettersi i capelli dietro l’orecchio, anche se sono già dietro l’orecchio. Donald rimane così, come uno scemo, con la mano penzolante e la moglie che fischietta intimamente perché gli ha appena comunicato che non saranno l’Italia, la pizza e il mandolino a metterla di buon umore. Arrivano a Tel Aviv, sono sulla pista dell’aeroporto, lui fa di nuovo per prenderle la mano e questa volta lei la scosta proprio come fosse la mano morta del maniaco sul tram. Per non parlare poi delle facce corrucciate, degli sguardi gelidi, delle espressioni ostili e ringhiose. Insomma, un capolavoro di comunicazione astiosamente non verbale. Ed è per questo che mi è definitivamente simpatica. Perché in fondo, Melania, è l’artefice di una meravigliosa legge del contrappasso: l’uomo che vuole muri dappertutto, si ritrova con quello più alto e invalicabile, a casa sua.
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