venerdì 03/02/2017
ROBERTA COCCO
I segreti della giunta Sala: ecco l’assessore Microsoft
di Gianni Barbacetto
Milano
No, la mia dichiarazione dei redditi non ve la do. L’assessore Roberta Cocco è stata chiara: non vuole rendere noti i suoi guadagni e la sua situazione patrimoniale. È stata scelta direttamente dal sindaco Giuseppe Sala che le ha assegnato la delega di assessore alla “Trasformazione digitale” del Comune di Milano. Etichetta glamour dietro cui si nasconde il vecchio assessorato allo stato civile, anagrafe, servizi elettorali, servizi funebri e cimiteriali. Sala l’ha chiamata dalla Microsoft, dove Cocco era direttore centrale marketing e, dal 2014, direttore europeo piani di sviluppo, lavorando a progetti di agenda digitale con i governi e le istituzioni di dodici Paesi europei. Poi ha saltato il tavolo e lei, manager di una multinazionale privata incaricata di trattare con gli amministratori pubblici, è diventata amministratore pubblico.
In verità ci ha messo un po’ a rispondere alla chiamata: annunciata a giugno 2016, è entrata in assessorato soltanto a settembre. Tre mesi: tempi da Virginia Raggi, ma nella Milano del miracolo Expo e post-Expo nessuno ha avuto da ridire. Pochi hanno avuto da ridire anche sulla scarsa trasparenza: i 5stelle Patrizia Bedori e Gianluca Corrado hanno chiesto: “Perché non pubblicare il proprio reddito? Cosa c’è di tanto misterioso? Chiediamo l’intervento dell’Anac”. L’Anac risponde che non può mettere il naso nelle nomine politiche: può controllare l’assunzione di un dipendente comunale, ma non la chiamata di un assessore. Cocco spiega: “Nel 2015 occupavo un’altra posizione lavorativa, i miei piani e i miei progetti erano lontani dal Comune di Milano, motivo per cui non ho reso pubblica la mia situazione”.
Se la caverà con una multa di qualche migliaia di euro. E il sindaco Sala, che ha dimostrato di non avere gran familiarità con le dichiarazioni sulla trasparenza (è sotto indagine per falso proprio per aver dimenticato di dichiarare, da manager Expo, una casa in Svizzera, una villa in Liguria e un paio di società in Italia e in Romania), ha dichiarato: “Lascio alla Cocco la libertà di agire. Noi facciamo la nostra parte: abbiamo segnalato all’Anac. Vedremo. Però, è un problema personale della Cocco”. Dunque la mancata trasparenza di un assessore è un suo “problema personale”?
NEL CAPOLUOGO
Sarà lei a gestire gare da 30 milioni di euro per sicurezza e servizi informatici
Resta aperta la domanda: Che cosa ha da nascondere? Cocco ha spiegato così i suoi rapporti di lavoro: “Non ricopro più alcun incarico in Microsoft, azienda per la quale ho lavorato fino al 31 agosto 2016: sono attualmente in aspettativa non retribuita e le azioni del gruppo Microsoft assegnate in precedenza ma non ancora maturate sono state congelate dal 1 settembre 2016, data del mio nuovo incarico, e lo saranno sino al 1 settembre 2017, data dopo la quale saranno definitivamente perse”. Le azioni sono quelle che la multinazionale assegna ai suoi dirigenti ogni anno, in relazione ai risultati ottenuti. Un quarto è incassabile subito, il resto matura ed è disponibile negli anni successivi. In caso di sospensione del lavoro, la parte non maturata è persa.
Ma dietro le domande sul perché Cocco non voglia far sapere la sua situazione reddituale e patrimoniale ce ne sono altre ancor più di sostanza: sul conflitto d’interessi. Sì, perché Cocco è manager Microsoft in aspettativa e Microsoft è un fornitore del Comune di Milano, a cui ha venduto programmi e sistemi informatici (per esempio l’agenda elettronica, Office, la posta Outlook). Da quest’anno potrebbe esserlo ancor di più, perché l’amministrazione prevede di spendere 2,3 milioni in sicurezza informatica e circa 30 milioni in gestione e miglioramento dei servizi informatici.
C’è un ulteriore elemento d’imbarazzo: Microsoft sta per prendere possesso della sua nuova sede a Milano, nel palazzo di Porta Volta disegnato da Jaques Herzog e Pierre de Meuron, frutto di un accordo tra la Feltrinelli e il Comune di Milano.
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