giovedì 12 gennaio 2017

L'età della glaciazione


Dietrologie se ne potrebbero tirar fuori a bizzeffe. Commenti pure. Quello che stordisce, che abbatte ogni concezione positiva attorno all'universo giovanile attuale è la glaciazione dei sentimenti. 
Terribili ad esempio i commenti provenienti da Codigoro, in provincia di Ferrara, ove la comunità è stata scossa dall'efferato omicidio di Nunzia e Salvatore, i genitori del minorenne che, assieme ad un amico, ha sfasciato loro la testa a colpi di ascia. 
"E' un tipo tranquillo", "E' un tipo normale"
Ecco la glaciazione. Come poter arrivare solo a progettare l'omicidio dei genitori per le sgridate causate dal non buon rendimento scolastico e come aiutare l'amico per 1000 euro, resterà un macigno nella coscienza collettiva. 
Siamo dentro ad una deriva prossima all'annientamento di valori essenziali per una società come la nostra. Si perde, si è perduto, il senso della Vita, i valori, le coscienze sono state spente, dal turbinio, dal mix mortale in cui si riconosce, a fatica, il sorgere di modelli di vita tanto apatici, annoiati, insipidi da metterci paura. Chi scrive si guarda bene da porsi su un piedistallo. Mi sento ancora parte integrante di un treno forse non più in movimento, avverto questo clima esasperato fatto di insulse priorità, di ricerca di visibilità, di denaro, di mode appassite ancor prima di nascere. 
Cade e scompare la passione per il conoscere, cresce la passione ad un nozionismo fine a se stesso, non generante pace interiore e soprattutto sparisce il posizionamento adeguato dei tanti valori attualmente sopiti. 
Generalizzare è l'ultima cosa desiderabile, né la strada giusta è pensare di essere attorniati da possibili serial killer in acne. L'assassinio dei due genitori è una maledetta fossa profonda e, per fortuna, isolata. Resta però questa sensazione negativa di freddo intenso attorniante ed avviluppante vite in crescita, maltrattate da media, da venditori lucrosi di ninnoli senza nessuna beltà, di fuorvianti messaggi subliminali assurti inopinatamente a strade maestre, di pifferai suonanti abilmente in vista del dirupo, di situazioni tanto imbarazzanti quanto in aumento ove, minorenni e non, pascolano senza perché, abbandonati sociologicamente, lasciati ad immaginarsi lo scorrere dell'esistenza in solitudine estrema, gridando aiuto, inascoltati. 
E' un malessere causato e forse voluto, da quel turbinio imposto per esigenze di copione, da chi gode nel trovare cuori svuotati di "perché", di domande, di coraggio, ricercanti la forza necessaria per imporsi, frenare la caduta nel baratro del ludico, dell'impalpabile. 
E di questo siamo responsabili tutti. Una delle migliori architetture infatti del male attuale, simile a tutti i precedenti storici, è di far credere di non esistere, al pari della responsabilità sociale.  

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