Lo pensavo e lo penso. Avevo però una certa reticenza a manifestarlo. Mi chiedevo infatti: non è che stai esagerando, che ti stai trasformando in un pericoloso talebano, in un populista della peggior specie, quello cioè contenente pure olio di palma?
Avevo timore a parlarne a chicchessia, per paura di essere additato ad untore, a proselite di questa infausta caccia alle streghe, a questo infimo ed anomalo club di spostati, vedente solo distruzione, pulizia, sparigli e acari ovunque, al punto di improvvisare monologhi sul tema in casa e rigorosamente solo, con tanto di AC-DC a manetta per evitare dannosi ascolti di vicini.
Poi è arrivata lei, una delle mie preferite; d'incanto è sbocciata una sodale a dipanar nebbie e fobie su personali esagerazioni tematiche.
venerdì 04/11/2016
Le mosse elettorali del crocerossino
di Daniela Ranieri
E se Renzi, che noi gufi siamo costretti a inseguire tanta è la sua capricciosa visionarietà, stesse facendo campagna elettorale non per il 4 dicembre ma per le elezioni anticipate? Se – indipendentemente dal risultato del referendum, ma sapendo plausibile la vittoria del No e credibile l’ipotesi del rinvio a causa del ricorso Onida – stesse lavorando già da ora alla ricostruzione della sua immagine, cioè del suo governo, in vista di un voto primaverile? Il vorticoso mutare della “fortuna” come la intendeva Machiavelli proietta sulla sua impresa l’ombra della rovina e gli consegna un Paese letteralmente spezzato dal terremoto; ma ciò, tuttavia, presenta l’insperato vantaggio di coprire l’altra spaccatura, quella che ha provocato egli stesso tra gli italiani che hanno creduto al suo racconto palingenetico e quelli che ne hanno ribrezzo, oppure rifiutano il match, da lui indetto e arbitrato, tra la Costituzione vera e quella toscana.
E allora, come riposizionarsi? In quale lavacro immergersi per neutralizzare la carica negativa accumulata in tre anni di governo e insieme opposizione (ai sindacati, ai lavoratori, al mondo della scuola, all’Europa, alla sinistra, ai giornali non governativi) e lavare via il peccato originale di non essere stato eletto?
Così. In una riedizione del sabato fascista, col sole caldo di una ottobrata romana, fa catapultare su Roma pullman, aerei e treni di iscritti e volontari del Pd, in teoria perché celebrino le promesse taumaturgiche del Sì, in pratica affinché omaggino la sua persona, che appare sul palco al tramonto circonfusa di luce. Doveva essere una manifestazione per “Un’Italia più forte, un’Europa più giusta”, ma è un lungometraggio su Renzi, rilanciato dai tre maxi-schermi con inquadrature tra Leni Riefenstahl e Obama pre-2008, mani tese a sfiorarlo, “la bella festa di un popolo che non insulta” (mentre il suo capo praticamente non fa altro). Il discorso è una summa theologica del renzismo: voce grossa contro “chi non vuole cambiare”, battute sui nemici, la panna montata dello storytelling a guarnire l’idea-cetriolo della “riforma”.
Poi, dopo il sopralluogo nei luoghi del sisma del 24 agosto con elmetto e felpa “Amatrice”, rieccolo nella sua situazione ideale, quella emergenziale. Il Presidente ricostruttore visita i terremotati di Preci come Pio XII i bombardati di San Lorenzo. Su Instagram, l’album al completo della famiglia reale in visita ai bisognosi. Il Presidente crocerossino si china su un ferito adagiato su una lettiga mentre Donna Agnese, sorriso angelico e vesti sobrie, offre conforto a “una cittadina a che ha la casa inagibile”. Qui il Presidente prete è circondato dai bambini, a cui porge un sorriso, in una discreta imitazione di Pertini in visita ai terremotati d’Irpinia. Qui il Presidente psicologo consola una cittadina, anzi, si mette “in ascolto” di lei, mentre l’apparato di propaganda al seguito scatta e filma e posta in tempo reale. Sui giornali dell’indomani, la sua gigantografia tra gli sfollati sotto la scritta “Ricostruiremo tutto”, frase detta non si sa se sulla base di pareri di geologi e ingegneri o del suo ego narcissico. “È accaduto un mezzo miracolo”, scrive nella enews.
E che miracolo, che prodigio! Lui è lo stesso il cui governo taglia esami medici salvavita e fondi per il welfare, condona i grandi evasori e condanna i figli di questi cittadini a una vecchiaia senza pensione e a un presente da voucheristi o schiavi (ma a tutele crescenti), e guardalo ora! Avvolto dalla luce del pericolo che fa apparire le statue dei santi vive e partecipi al dolore degli ultimi. Non lo conoscessimo, non ne sapessimo l’alacre e costante attenzione per i più deboli, penseremmo che questa tragedia gli fa gioco. Magari non aiuta il Sì, perché chi ha capito quale piaga sia la “riforma” della laureata in legge Boschi non lo smuove nemmeno il terremoto e la lacrimevole enfasi; ma forse cristallizza nel cuore della gente l’idea che come capo del governo Renzi non sia poi così male. E come sigillare l’accordo? Con elezioni anticipate, utili a Renzi sia se vince il referendum (allora tutto gli sarebbe permesso), sia se lo perde (gli eviterebbero l’onta di un governo autorevole e bipartisan magari non guidato da lui), sia, e tanto più, se ci sarà il rinvio. E Renzi, a differenza dei suoi avversari e delle pallide nullità di cui si circonda, guarda sempre in porta, sempre all’ostacolo che segue al prossimo.
Ma come disse il democristiano Rumor con una frase che pare tagliata su Matteo: “Bisogna anticipare di un anno le esigenze del cittadino ma non di più, perché se il capo scout precede il gruppo di 200 metri anziché di alcuni metri soltanto, rischia di perdere i compagni e di lasciarli senza aiuto”. Vaglielo a dire. Anche se nel caso del capo scout Matteo la colpa è nostra, ché siamo pigri, non di lui che è un pericoloso fanfarone.
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