sabato 5 novembre 2016

Articolo


Questo articolo lo metterei nei libri di testo scolastici! 
Una delle migliori istantanee di questi tempi leopoldiani! 

E' arrivato Mastrolindo

di Marco Travaglio

Ma a che serve esattamente Cantone? 
La domanda sorge spontanea dopo le ultime retate per fatti recentissimi (2015-2016) di tangenti e appalti truccati, dalle grandi opere stradali e ferroviarie all’Expo al Giubileo. Tutta roba che ricadeva sotto il controllo dell’Anac e dunque, per la propaganda governativa, era pura e sicura al 100%, come tutto dall’avvento dell’Era Renziana. Da due anni, chiunque osi sollevare dubbi su questa o quella grande opera vecchia o nuova, si ritrova di fronte sorrisetti di compatimento: “Ma come, non hai saputo? Ora c’è Cantone”. Sorrisetti che diventano sghignazzi quando la Raggi ritira la candidatura alle Olimpiadi 2024, critica i ritardi e gli sprechi della Nuvola dell’Eur, liquida il carrozzone Roma Metropolitane, annulla la Metro D e blocca la C ormai dispersa nel sottosuolo dalla notte dei tempi. “Si fermano i ladri, non le opere”, dice Renzi. Come? Con Cantone. Gli fa eco Repubblica, già affranta per la perdita dei Giochi “simbolo di pace e fratellanza”, ora in lacrime per l’“addio ai sogni e ai progetti di modernità”: colpa dei 5Stelle, inspiegabilmente eletti al posto della miglior classe dirigente del mondo, “l’Urbe non avrà una rete di metropolitane all’altezza di una grande capitale europea”. Par di sentire il Nerone di Petrolini su “Roma più bella e superba che pria”.

Intanto le cronache locali segnalano senza un filo d’imbarazzo i nuovi 8 arresti più 18 indagati per corruzione, turbativa d’asta, estorsione, falso, peculato e truffa nei lavori del Giubileo negli ospedali. In particolare al San Camillo Forlanini. “Se entra la magistratura in quel cantiere fa strike, so’ stati contabilizzati 2,5 milioni de lavori mai fatti. Ma tu pensi che ne esci vivo? Sarà un bagno di sangue”, dice un futuro arrestato intercettato con un futuro indagato. Parla di lavori sugli impianti elettrici e antincendio, finanziati e ovviamente mai fatti. Tant’è che al San Camillo si susseguivano i black out in sala operatoria, mettendo a rischio l’incolumità dei pazienti, e pure qualche incendio (il 1° maggio scorso prese fuoco un malato, che morì). Spese folli, senza controlli: 50 mila euro per 7 letti in più, 70 mila euro per una lampada, mazzette del 12% su ogni lavoro, opere senza preventivi affidate a ditte ammanicate che rubavano vecchi pezzi per rimontarli in altri reparti spacciandoli e facendoseli pagare per nuovi, un avveniristico pupazzo-robot parlante da 200 mila euro che doveva indicare ai visitatori i vari padiglioni e che naturalmente non ha mai detto una parola. E poi “subappalti a ditte imposte dall’alto con gare truccate”.

Eppure è passato solo un anno dall’insediamento del supercommissario Tronca al posto del defenestrato sindaco Marino e dagli annunci renziani sull’arrivo di un formidabile Dream Team coordinato da SuperTronca e da SuperGabrielli, allora prefetto (ovviamente super) di Roma e ora capo della Polizia, in geometrica “sinergia” con SuperCantone per vigilare sugli appalti del Giubileo (titoloni dei giornaloni: “Faro di Cantone”, “Scure di Cantone”, “Ira di Cantone”, “Gelo di Cantone”). Appalti sicuri, anzi supersicuri per definizione. Si favoleggiò di 300 milioni in arrivo dal governo. Ne arrivarono 148. Ma ne bastavano anche meno, visto che 30 non sono mai stati spesi e non c’è un’opera degna di nota – a parte qualche buca riempita con una cazzuolata di bitume – che sia finita in tempo. Finirà prima il Giubileo (tra due settimane), così come già all’Expo, inaugurata e chiusa con un terzo dei lavori in pieno corso o mai iniziati. Dei 146 progetti annunciati in pompa magna, secondo il Messaggero se ne sono realizzati appena 46, roba di piccola manutenzione. I più corposi, per riqualificare strade, autostrade, piazze, parchi e stazioni, non si sono mai visti o sono appena cominciati. E ora che il governo promette 6 miliardi per “ricostruire tutto come prima” (come prima speriamo proprio di no) nelle zone terremotate, ricomincia la rumba. SuperTronca, reduce dai trionfi di Roma, viene aggregato all’Anac per “coordinare le prefetture nelle verifiche antimafia”. E se qualcuno chiede chiarimenti sulle regole degli appalti, riecco i sorrisetti commiseranti: “C’è Cantone, e pure Tronca”. E ho detto tutto.


Noi che stimiamo almeno Cantone, persona integerrima e ottimo magistrato, soffriamo nel vederlo trasformato in un testimonial del governo da esibire alla Casa Bianca accanto a Benigni e all’atleta paralimpica. Una foglia di fico per tutte le occasioni. Un Mastrolindo che, ovunque passi, lava e sbianca che più bianco non si può. Spetterebbe a lui mettere un freno alla propaganda, precisando che l’Anac è un’autorità amministrativa senz’alcun potere di scoprire la corruzione: non può intercettare, perquisire, sequestrare, interrogare. E nemmeno chiedere a un cantiere di verificare se il materiale usato per una costruzione è sabbia, colla, cartapesta o calcestruzzo. Può solo dettare regole generali, sperare che vengano rispettate e lanciare moniti (e se, come la Rai per i 21 megacontratti illegittimi, i monitati se ne infischiano, pazienza). Controlla che le pratiche siano a posto, ma se poi la legge consente di non fare le gare o di dare subappalti a chi si vuole, magari a imprese appena create dal prestanome di un boss, e se quelle gare vengono truccate o comprate con tangenti tenendo tutte le carte in ordine, l’Anac non può accorgersi di nulla. E bisogna attendere i giudici e le forze dell’ordine. Se non si sbriga a precisare i limiti del suo mandato, pregando Renzi di non usarlo come il Mocio Vileda, la gente continuerà a illudersi che Tangentopoli la combatta lui. E, a ogni nuova retata, darà la colpa a lui: “Ma dov’era Cantone?”.

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