A David Remnick del New Yorker, sembrerebbe non essere andato troppo a genio il neo presidente Trump...
"L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti è una tragedia per la repubblica e per la costituzione, e segna il trionfo, dentro e fuori i confini statunitensi, del nativismo, dell'autoritarismo, della misoginia e del razzismo. La sconvolgente vittoria di Trump è uno degli eventi più nauseanti della storia degli Stati Uniti e della democrazia liberale. Il 20 gennaio 2017 diremo addio al primo presidente nero della storia - un uomo onesto, dignitoso e generoso - e assisteremo all'insediamento alla Casa Bianca di un imbroglione che ha dovuto fare molto per ottenere il sostegno della destra xenofoba e dei suprematisti bianchi. L'unica reazione possibile è il disgusto e l'ansia.
Nel tentativo di far sembrare normale questa tragedia, i commentatori troveranno il modo di ridimensionare il comportamento maldestro e rovinoso dell'FBI sul caso delle email della Clinton spedite da un account privato quando era segretario di stato, la maligna interferenza dei servizi segreti russi, lo spazio enorme concesso Trump sulle reti televisive. (...)"
(David Remnick)
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