martedì 25 ottobre 2016

Secondo copione


Al solito, ricordando i celeberrimi principi non negoziabili di vaticana memoria, i nostri, anzi: i loro, eroi rinchiusi dentro la nobilissima alcova parlamentare, usano termini oramai desueti, visto l'uso scellerato fattone in questi anni amari, paravento per una casta senza dignità; ogniqualvolta infatti che alcuni diversamente parlamentari, rispetto a loro, propongono una riduzione delle laute entrate, ecco scoccare l'utilizzo di termini dispregiativi, sempre per loro, al fine di ridicolizzare proposte in realtà al passo di questi tempi duri, per una buona fetta italica.
Il M5S propone una riduzione di stipendi e gadget per un risparmio complessivo di oltre 60 milioni di euro. E questi che fanno? 
Parlano di demagogia (degenerazione della democrazia, per la quale al normale dibattito politico si sostituisce una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni economiche e sociali delle masse, allo scopo di mantenere o conquistare il potere) e di populismo (qualsiasi movimento politico diretto all'esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari) con fare altezzoso, schifato, nauseato. 
Sanno che ancora non siamo pronti. Possono ad esempio informarci che è giunto il tempo dei sacrifici (lo fecero in passato il Topastro puri-pensionato e attualmente in Cassazione, lo disse il mai stimato Avvocato dall'alto dei suoi miliardoni mentre era intento a propinarci ferraglie colorate e con ruote, a prezzi esorbitanti, lo declamò pure Leporino Tremonti durante il Ventennio del Puttanesimo) dall'alto dei loro diciottomila euroni mensili, senza che nessuno esca inferocito di casa con un badile in mano. 
Grillo ha centrato il problema: stanarli, resuscitarli nei loro scranni attendendo prese di posizione da pubblico ludibrio. 
Non vi sentite populisti, né demagoghi nel caso appoggiaste l'idea riducente i loro compensi. 
I veri cultori della demagogia sono propri loro, sprezzanti il senso comune d'appartenenza, l'eroica lotta quotidiana di milioni di persone, la sofferenza degli ultimi, la disperazione dei giovani. 
Dileggiano ancora, solo perché oramai non sanno più che fare. Si fingono vicino alle masse, mentre obbediscono ciecamente al volere dei signorotti riuniti in Confindustria per opprimere meglio a loro vantaggio, tentano di modificare la carta costituzionale in virtù di un ritorno al decisionismo di pochi per la pancia di molti. 
Non sanno però che il popolo, pur frastornato da miriadi di idiozie propinate via etere, alla fin fine troverà la forza per levarseli dai coglioni. Loro e le loro aspettative, diverse dalle nostre, vedasi ad esempio la oramai prossima passerella per la prima della Scala. 

Nessun commento:

Posta un commento