martedì 18 ottobre 2016

Lotta dura


Stoico come una formaggetta da troppo tempo in cantina, ho ingaggiato una battaglia seriale con un “essere”, entrato precipitosamente dentro il mio bagno, durante un rito esigente il buio ed il silenzio, al fine di gustare la fragranza dei pochi pensieri in cervice: la fumata di paglia notturna!  
Allorché mi sono sentito toccare i capelli, ho pensato subito ad un pipistrello! Un urlo soffocato, tipico di chi si accorge di essere uscito in strada senza pantaloni, ha decretato la fifa blu assalente. Sentivo i colpi dell’animale contro le pareti e non sapevo come guadagnare l’uscita. Allora, pavidamente, mi sono messo un asciugamano in tesa e al grido di “Banzaii!!” ho attraversato il bagno, chiudendomi la porta alle spalle, fragorosamente!
Accesa la luce, lo vedevo dai vetri volteggiare. Attorno a me, come api davanti ad un favo stillante, si sono riuniti i grandi della storia: Alessandro Magno, Muzio Scevola e Massimo Decimo Meridio. Tutti ad incitarmi “affrontalo! apri quella porta!”. Io invece, in preda ad un mezzo panico, giravo le stanze della casa, indeciso sul da farsi:
chiamare la vicina settantenne? i pompieri? un argonauta? uno studioso? Qualcuno?
Con la salivazione azzerata (cit.) ho cercato di rilassarmi, capendo da subito che oltre al Papa, non potrò mai diventare comandante d'una squadra d'assalto.
Anche il mio “io” deluso ed incazzato per il becero comportamento, cercava di insufflarmi sensazioni positive, quasi orgiastiche, al fine di dissolvere nebbia e fumi di terrore che, entrando, mi avevano tramutato in un bimbo lasciato ad assistere ad un matrimonio celtico leghista, tipo quello di Roberto Castelli (che è stato ministro della Giustizia: altro orrore!!)
Il rumore contro il lampadario continuava e la calma era lontana come il senno in un discorso della Picierno. Dopo qualche minuto, finalmente, mi sono deciso ad entrare, con le dovute precauzioni: berretto di lana da neve rosso, trovato in un angolo dell’armadio, guanti, giubbotto con cappuccio infilato e occhiali protettivi. Ora, se qualcuno mi avesse visto dal cortile, che avrebbe potuto pensare? Un ladro o un idiota ebbro di Tequila?
Con la forza della disperazione e le pulsazioni a mille sul modello di quelle del compianto Maiorca allorché s’apprestava a staccare il cartellino dei -100 nelle profondità del mare, ho aperto la porta e nell’attimo un cui ho rimirato in aria non il pipistrello bensì un banalissimo farfallone, ho nitidamente sentito questa esclamazione, proveniente dal placido insetto: “e questo che cazzo fa?”
Svestitomi, un pochetto imbarazzato, ho rimirato il "falenante" animale e ripresomi dallo spavento, l’ho invitato ad uscire, spalancando la finestra.
Manco per sogno! Volteggiava allegramente, incurante delle mie librate di asciugamano in aere ed essendo passato dallo stato di paura defecante a quello di uomo padrone e signore del creato, ad un certo punto mi è venuto in mente di porre fine alla sua danza, nel peggiore dei modi, ma il Poverello d’Assisi, che passava di lì, guardandomi, mi ha indotto a desistere dal progetto finale.
Spenta la luce, sono andato a letto, ben sapendo che le farfalle hanno sì vita intensa, ma breve. 
Al mattino, non vedendo più nulla volare, mi sono intristito al pensiero della caducità della vita ma, durante le abluzioni, ecco il bastardo uscire dall’armadietto e ricominciare la danza!
Sussultando ho ingaggiato una lotta mostruosa, tramutandomi in uomo torcia, assumendo connotati da sovrano vichingo, ma il farfallone, quasi per gioco, si è divertito come non mai a darmi scacco matto!
Uscendo di casa, incazzato più che un risparmiatore di banca Etruria alla lettura dell’estratto conto, ho meditato azioni per il rientro serale: noncuranza, immagini di predatori da passare sotto la porta, entrata con salto simile a quelle di Kato, di "Pantera Rosa" memoria.
Arrivato a casa e non sentendo nessun rumore, sono entrato leggiadramente nei servizi e subito ho notato il farfallone adagiato dentro la vasca da bagno.
"E’ morto poveretto!"- ho pensato. Preso uno straccio, con fare funereo mi ci sono avvicinato ma...Zak! Il bastardo ha ripreso la danza folle!
Fottutissimo farfallone!

Non so ancora quando la lotta finirà! Riecheggiano però dentro me le parole alte e dorate “Al mio via, scatenate l’inferno!” di croweiana mentre, bardandomi con l’armatura lucente di Lancillotto, il chiarore, attenuandosi, m’annuncia il calar della sera...

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