domenica 30 ottobre 2016

Grande Selvaggia!


Al solito, Selvaggia è inarrivabile!

domenica 30/10/2016
LA POLEMICA
Olio di palma, aloe vera e altre effimere ossessioni alimentari
di Selvaggia Lucarelli

Non so se ve ne siete resi conto, ma la distruzione di Aleppo desta meno preoccupazione di quella delle piantagioni di olio di palma. Tra l’altro, riguardo gli effetti dell’olio di palma sulla salute, nessuno sta capendo una cippa.
Secondo alcuni scienziati l’olio di palma contiene grassi saturi e quindi fa male, secondo altri contiene antiossidanti e quindi fa bene.
Secondo Ferrero, meglio l’olio di palma nella Nutella che certe ciofeche di olii usati dalla concorrenza, fatto sta che ormai su molti siti è presente la Schindler’s List delle merendine e dei biscotti che non lo contengono e la fobia non accenna ad arrestarsi.
Naturalmente, tra pochi mesi a nessuno fregherà più una cippa e si compreranno anche merendine contenenti l’olio freno per Renault Clio, ma intanto l’olio di palma, assieme al glutine, è la fobia alimentare del momento. Vale la pena di ricordare quante bufale alimentari hanno riempito giornali, tv e supermercati negli ultimi anni per poi dissolversi nel nulla nel giro di pochi mesi. E non parlo solo di fobie, ma soprattutto di mode. Di prodotti o abitudini alimentari pompati come se fossero la soluzione a malattie, invecchiamento, piede equino e debiti di gioco e poi dimenticati per sempre.
Ecco qui le sei mode alimentari durate quanto un assessorato a Roma:

1) L’Aloe vera. Tutto ha inizio con l’aloe vera. Per migliaia di anni questa pianta grassa è stata solo un pensiero da portare alla suocera per il suo balcone fiorito in occasione del suo onomastico, poi tutto a un tratto qualcuno ha deciso che il succo di aloe fosse l’elisir di lunga vita, che servisse a cicatrizzare, a idratare, a ringiovanire, a guarire da tumori e diabete. Ed è così che sulla fiducia, ci siamo comprati bottiglioni di aloe vera da due litri e mezzo, creme all’aloe vera, bagnoschiuma all’aloe vera, shampoo, deodoranti, fondotinta, detersivi e tutto quello che avesse la dicitura “con aloe vera”. Poi abbiamo capito che l’aloe vera era, appunto, una vera cazzata e siamo tornati a regalarla alla suocera in un bel vaso rosso natalizio.

2) I test per le intolleranze alimentari. Il picco della leggenda sulle intolleranze alimentari è stato 4/5 anni fa. Incontravi un amico dimagrito notevolmente, gli domandavi “Che dieta hai fatto?” e lui tutto tronfio ti rispondeva. “Ma quale dieta! Ho fatto il test delle intolleranze alimentari. Hanno scoperto che sono intollerante a pane, pasta, pizza, latticini e dolci, quindi li ho eliminati e ora in effetti sto benissimo!”. E grazie a ‘sta cippa. Mai una volta che questi geniali dietologi abbiano scoperto qualcuno intollerante a bieta, pesce bianco, petto di pollo e rucola. Comunque, la moda di questi test paraculi è durata una manciata di anni, poi ci siamo nuovamente riscoperti tutti intolleranti alle diete e siamo tornati a pane e salsiccia.

3) La Papaya fermentata. Per anni la papaya è stato uno di quei frutti inutili tipo il litchi, il mapo, il pomelo, il durian, la castagna matta. Poi il cazzaro di turno s’è svegliato e ha deciso che l’umanità, senza papaya fermentata si sarebbe estinta a breve. Improvvisamente le farmacie e i supermercati si sono riempite di papaya fermentata il cui prezzo era più o meno quello della coca colombiana non tagliata e tutte le babbione si sono convinte che grazie al potere antiossidante del frutto sarebbero rimaste eternamente giovani. Naturalmente la moda è passata, la papaya sopravvive mestamente nell’area integratori delle farmacie e supermercati, ma ormai si ha più fiducia nel potere ringiovanente delle Zigulì o di un toy boy che in quello della polverina arancione.

4) Il tè verde. Per un millennio l’unica alternativa alla classica tazza di tè era la tazza di tè con un pezzo di limone dentro. L’umanità andava avanti serafica con delle variazioni creative nel corso degli anni finché non c’è stato l’avvento del tè verde e tutto quello che l’ha preceduto è diventato inutile brodaglia. Tra l’altro esistono più specie di tè verde che di correnti nel Pd. C’è quello giapponese, quello cinese, il bancha, il Matcha, il gyokuro e quello del Kashmir. Ormai basta lasciare una montagnetta d’erba dopo aver passato la falciatrice sul prato che arriva qualcuno a imbustarla con la scritta “tè verde dell’Olgiata”. La moda del tè verde è tra le più longeve, anche se negli ultimi anni è stata scalzata da altre due correnti del pensiero salutista, primo fra tutte “il centrifugato”.

5) L’Ace. Acronimo di vitamine a, c ed e, questo centrifugato ha avuto un periodo di popolarità che neanche il Gangnam Style. C’è stato un momento in cui se andavi al bar e non ordinavi un Ace ti segnalavano all’antiterrorismo per atteggiamento sospetto. Poi Ace è tornato a essere l’acronimo di “Aridatece Cocktail Etilici” e con limone, arancia e carota si è tornati a fare macedonie e pinzimonio.


6) L’Estratto. E qui siamo alla minchiata in voga attualmente. Avete presente tutti quei pipponi salutisti sull’importanza delle fibre nell’alimentazione? Ecco. Hanno inventato un elettrodomestico (l’estrattore) che fa succhi di frutta e verdura eliminando la fibra in modo che il succo venga assimilato più velocemente della serie: ma come, fino a ieri il problema era inserire fibre nella dieta, ora è diventato toglierle? Neanche a dirlo, il mondo è impazzito per estratti ed estrattori che, per la cronaca, costano meno di un estrattore di petrolio. Naturalmente, passata la moda, finiremo per abbandonare gli estrattori sul ciglio della strada e qualche sindaco penserà a una cospirazione mondiale, anziché alla solita moda alimentare durata quanto la mania per Pokémon Go.

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