mercoledì 12 ottobre 2016

Gò-gò!


La commozione di Malagò-gò-gò, che rende persino simpatica quella del suo sodale coccodrillo, crea un'atmosfera da "Via col vento" attorno al NO della sindaca Raggi la quale, constatato il buco di 13 miliardi nel bilancio della capitale e la oramai consolidata arte italica di far grandi progetti in virtù del fatto che rappresentino  abnormi forzieri per tutti loro, ha agito come il capofamiglia subissato da debiti, davanti ad una fiammante auto nuova.

Invece di ricevere plausi e pacche sulle spalle, ecco arrivarle lamentazioni, singhiozzi, piagnucolii da parte di chi sognava levitazioni di cemento, fatturazioni a gò-gò (nomen omen) procedure classiche dei grandi lavori (perdere tempo in finte discussioni, restringere i tempi di realizzazione per ottenere procedure travalicanti norme dell'anticorruzione) e, fatto impensabile in altre democrazie, il marchio di disgregatrice di sogni. Che per noi, popolino, sono incubi. 

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