"Infatti la sera che c'erano degli estranei, la
mamma non saliva nella mia camera. Cenavo prima degli altri, e più tardi potevo
sedermi a tavola, fino alle otto, quando era convenuto che dovessi andar di
sopra; quel bacio prezioso e fragile che di solito la mamma mi affidava quando
ero nel mio letto al momento di addormentarmi, dovevo trasportarlo dalla sala
da pranzo alla mia camera e custodirlo per tutto il tempo in cui mi svestivo,
senza che la sua dolcezza si infrangesse, senza che si spandesse ed evaporasse
la sua virtù evanescente, e proprio quelle sere che avrei avuto bisogno di
riceverlo con maggior precauzione, ero costretto ad afferrarlo, a sottrarlo
bruscamente, in pubblico, senza neppure avere il tempo e la libertà di spirito
necessari per prestare a quel che facevo la speciale attenzione dei maniaci,
che si sforzano di non pensare ad altro mentre chiudono una porta, per potere,
quando l'incertezza morbosa li riassalga, opporle vittoriosamente il ricordo
del momento in cui l'hanno chiusa."
(Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto)
Dedicato a tutte le mamme del mondo, a quelle già in Cielo, a quelle che soffrono quaggiù, a quelle felici, a quelle in ansia, a quelle abbandonate.
Da sempre e per sempre hanno l'innato privilegio di farci scoprire il motore della vita, quell'Amore di cui sono fiere e meravigliose dispensatrici.
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