mercoledì 20 aprile 2016

Meditate


mercoledì 20/04/2016
IL RACCONTO
Le ali di pollo fritte contro la cultura del bio e di Eataly
IL GIORNO DELLE TRIVELLE - ECCO DOV’ERANO GLI ITALIANI CHE HANNO DISERTATO LE URNE: TUTTI ALL’APERTURA DEL SUPER FAST FOOD AMERICANO

di Selvaggia Lucarelli

Domenica mattina, mentre a guardare i social network pareva che gli italiani fossero in coda in massa davanti ai seggi per dire la loro sulle trivelle, 80.000 italiani erano in coda allo svincolo per Lainate.
Dieci chilometri di fila in autostrada e seimila posti auto occupati per andare all’inaugurazione del centro commerciale più grande d’Europa, ad Arese. Poi dicono che siamo il fanalino di coda. Diciamolo.
Saremo il paese più vecchio d’Europa, saremo il più corrotto d’Europa, ma quando c’è da fare una spianata di cemento e costruirci dei negozi non ci batte nessuno.

Verrebbe da pensare che la data dell’apertura del centro commerciale sia stata decisa da Matteo Renzi. E in effetti non mi sarei stupita se domenica avesse previsto pure un bonus di 80 euro a famiglia per benzina, telepass e pranzo al sacco per incentivare le gite fuori porta e dunque il famoso “astensionismo cosciente e ragionato”.

Non mi sarei stupita neppure nel vederlo in coda fuori da Kentucky Fried Chicken, la catena di fast food specializzata in pollo fritto che ha aperto domenica all’interno del centro commerciale, con Agnese e i suoi figli. Certo, avrebbe dovuto tollerare un po’ d’attesa. E “un po’” è un eufemismo, visto che secondo cronisti e testimoni, la coda per accaparrarsi un cestino di alette di pollo a 50 centesimi era di due ore circa. Roba che in due ore uno ha il tempo di far schiudere un uovo, allevare il pollo, affezionarcisi, macellarlo, panarlo e friggerlo a casa sua.

SMOG PER TUTTI

Con tanti saluti a ogni slancio ambientalista: quanto inquinano 80.000 persone e 10 km di coda?
Pare che a un certo punto abbiano perfino dovuto mandare via tutti e chiudere il fast food per la ressa. Ora, ci sono molte cose da dire su questa coda da Kfc perché il fenomeno, sebbene possa sembrare trascurabile, è invece molto interessante.

Siamo un popolo decisamente bizzarro. Ci lamentiamo dei tempi d’attesa al pronto soccorso, con i centralini telefonici, sulle tangenziali, alle poste e poi c’è gente che volontariamente decide di immolare due ore della sua domenica pomeriggio al pollo fritto. Gente che magari poteva portare i figli al parco o farsi un’omelette a casa che si comporta come se da Kfc, anziché del pollo con le erbette distribuissero dell’erba marocchina gratis.

L’altro aspetto interessante è che nel paese del buon cibo e del chilometro zero, ci si accapigli per del pollo allevato in batteria che arriva dall’Inghilterra (lì lo allevano). Anni e anni di menate sul successo di Eataly e del ritorno ai prodotti della terra, del vino dei nostri vitigni, dei biscotti con le nostre farine, dei sughi con i nostri pomodori e poi gli italiani si mettono in fila al fast food come i paninari scemi negli anni Ottanta. Non si vedrebbe una fila così da Eataly neanche se Oscar Farinetti lanciasse tartufi con la cerbottana.

Non parliamo poi della questione animalista, delle lotte vegane e vegetariane, dei tentativi di sensibilizzare gli italiani sull’importanza di un’alimentazione sana in cui il consumo della carne sia escluso o almeno ridotto.

La fila da Kfc dimostra che alla maggior parte degli italiani non frega un’emerita cippa di avere una coscienza animalista e salutista così come non gli frega una beata cippa di petrolio, petrolieri e trivelle, nonché della questione ecologista, visto che domenica 80.000 persone e dieci chilometri di coda in quel di Lainate devono aver prodotto tanto di quel monossido di carbonio che Pechino a confronto è il polmone verde d’Oriente.

Non so voi, ma io non ho mai visto nessuno fare una fila di due ore per del tofu alla piastra, così come non ho mai visto dieci chilometri di coda per la Fiera del bio. Insomma. I fan di Kfc sono molto più tenaci, motivati, perseveranti e numerosi dei cittadini che votano, che pensano agli animali e che mangiano sano.

Per il resto, vorrei suggerire a Matteo Renzi l’appuntamento per il prossimo referendum che non condivide: nel 2017 apre Starbucks in Italia. Pure se il quesito fosse “Volete l’abolizione della Repubblica e l’instaurazione del regime nordcoreano?” a votare non ci andrebbe nessuno. Sarebbero tutti in coda per un Caramel Frappuccino.

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