venerdì 25 marzo 2016

Riflessione del Venerdì Santo


"E pure il tuo figlio 
il divino tuo figlio, il figlio 
che ti incarna, l'amato 
unico figlio uguale 
a nessuno, anche lui 
ha gridato 
alto sul mondo: 
“Perché...?” 

Era l'urlo degli oceani 
l'urlo dell'animale ferito 
l'urlo del ventre squarciato 
della partoriente 
urlo della stessa morte: 
“perché?” 

E tu non puoi rispondere 
non puoi... 

Condizionata onnipotenza sei! 

Pretendere altro è vano. 

T'invocava con tenerissimo nome: 

la faccia a terra 
e sassi e terra bagnati 
da gocce di sangue: 

le mani stringevano zolle 
di erba e fango: 

ripeteva la preghiera del mondo: 
“Padre, abbà, se possibile”... 

Solo un ramoscello d'olivo 
dondolava sopra il suo capo 
a un silenzioso vento... 

Ma non una spina Tu 
gli levasti dalla corona. 

Trafitto anche il pensiero: 
non può, non può lassù 
il pensiero non sanguinare! 

Oh, le ferite della mente! 

E non una mano 
gli schiodasti dal legno: 

che si tergesse 
dagli occhi il sangue 

e gli fosse dato 
di vedere 
almeno la Madre 

là, 

sola... 

Perfino potenti 
e maestri di ferocia 
e gente, al vederlo 
si coprivan la faccia. 

E lui a fluttuare 
dentro una nuvola: 

dentro 
la nuvola del divino 
Nulla! 

E dopo 
solo dopo 
Tu e noi 
a ridargli la vita 

No, credere a Pasqua non è 
giusta fede: 
troppo bello sei a Pasqua! 

Fede vera 
è al venerdì santo 
quando Tu non c'eri 
lassù! 

Quando non una eco 
risponde 
al suo alto grido 

e a stento il Nulla 
dà forma 

alla tua assenza…"

(Padre David Maria Turoldo)

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