Quindi un'unica voce a caratteri si alzerà dalla
Liguria, dopo l'unione di Repubblica, Secolo XIX e La Stampa.
Gran brutto segnale per gli spiriti liberi, pessimo
presagio per la stampa cosiddetta libera.
Gli Agnelli che lasciano il Corriere è il lampante
esempio di come possedere un quotidiano importante, sia indispensabile per chi
deve proseguire il saccheggio arbitrario capitalistico sino a quando ne veda
l'utilità.
Loro, poveracci, sono dovuti volare in altri lidi con
le loro proprietà non perchè più nobili o socialmente all'avanguardia, ma in
quanto più economici sul fronte tasse.
De Benedetti acquista un potere editoriale senza pari
in Italia, simile a quello mediatico del suo avversario politico di sempre,
l'oramai esausto Pregiudicato.
La Repubblica, trasformatasi da qualche tempo in
mansueto servitore per le scellerataggini del Bimbo Arrogante Toscano, sarà il
valido appoggio per le campagne di "induzione alla palla", arte
nobile del potere fiorentino vigente.
Non comprare più Repubblica, dopo oltre trent'anni di
lettura, è scelta che ritengo saggia, eccezion fatta per l'edizione domenicale
ove la sezione cultura è ancora inarrivabile dalle altre testate.
L'editoria italiana, silenziosamente, pare aver
accetto questo monopolio nascente, questa corsa del potere alla ricerca di armi
per iniettare positività e pseudo soluzioni pregne di fittizia energia mai
scalfente gli atavici problemi peninsulari.
L'unico giornale che ancora ritengo tale è il Fatto
Quotidiano, che si autofinanzia autonomamente e su cui spesso leggo notizie,
introvabili in altri quotidiani, descriventi situazioni da malato terminale di
questa nostra nazione che corruzione, consociativismo sfrenato e indecenza
politica hanno devastato nel corso di questi beceri ultimi anni.
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