giovedì 10 marzo 2016

Agli Orfini della dignità



Dalemiano, bersaniano, giovane turco e renziano. 
Matteo Orfini, presidente del PD è un nome che può far la differenza, nella ricerca del dignitoso e della linea marcante la mefitica politica intrigata e subdola.
Già operativo ai tempi di Mafia Capitale, diventa il commissario del partito a Roma, incarico inusuale come designare un piromane a dirigere i Vigili del Fuoco. 
Aveva un compito preciso Orfini per le primarie del partito, le quali sempre più appaiono non uno slancio di democrazia ma un allenamento per le future e probabili azioni mefitiche in ambito comunale, ammesso che alla fine il PD le vinca (speriamo di no).

L'incarico renziano a questo personaggio, che nessuno avrebbe voluto compagno ai tempi della scuola per la probabilissima comunanza di intenti con gli insegnanti, mediante spifferate, ruffianate atte a salvarlo a discapito degli stessi, era chiaro: dimostrare che l'affluenza alle urne tenesse nonostante gli scandali precedenti. 
Ebbene che ha fatto il nostro? 
Già di prima mattina aveva proclamato mediante Twitter una presenza ai seggi fantastica e già irridente quella complessiva dei grillini durante le loro elezioni informatiche. Preso da un entusiasmo non consono alla sua faccia, avrebbe potuto probabilmente comunicare durante la giornata, che tutti gli abitanti di Roma, compresi il Papa Emerito e Francesco, si fossero già recati a votare tra file incredibili e risse fantasmagoriche davanti ai gazebo! 
Molto probabilmente qualcuno, avendolo sedato, lo ha riportato in sé verso quantità risibili come quelle che alla fine, dopo oltre settanta ore dal voto, sono state presentate.
Ma c'è un lato oscuro: le schede bianche. 
All'inizio erano 3709 su 47.317 votanti. Un dato anomalo come il fatto che Orfini sia commissario e presidente del PD.
Analizzando la "frescaccia", voleva dire che quasi 4mila persone, domenica scorsa si siano lavate, vestite, profumate e, uscendo di casa si fossero catapultate nei gazebo per pagare 2 euro, ricevere la scheda per riporla intonsa dentro l'urna. I più pessimisti tra i sondaggisti mai avrebbero potuto calcolare una percentuale così alta di coglioni in Roma. 
E allora?
Allora forse "qualcuno" per ossigenare una presenza ai seggi dignitosa, potrebbe aver macchinato questa sconceria, aumentando le schede senza voto per far crescere il numero di partecipanti alle primarie. 
Un aspetto importante della vicenda era la matematica certezza del vincitore, Giacchetti che nessuno, neppure il mago Otelma, ha pronosticato perdente. 
Sgombrato il campo dal possibile vincitore, restava quello dell'affluenza. 
E questo "qualcuno" dietro ai dubbi levatisi da ogni dove, persino all'interno del neo partito renziano-verdiniani, era chiaro che avesse esagerato. 
Volarono scappellotti? Torsioni malefiche di orecchie? Insulti vari ed immaginabili? Colpi da coglione da competizione universale? Calci nei garretti? Nel culo con scarponi rinforzati?
Non si sa. 
Di certo è la rettifica fatta dal nostro pseudo commissario nella giornata di martedi: le schede bianche scesero a 567 (più 326 nulle) e 43000 mila votanti, poi tornate a 44.501 che sono sempre un mezzo flop. 
Non ci resta che rattristarci per quanto sopra, pensando ai tempi passati con quella melanconia simile a veder un personaggio di una statura politica microscopica quale è Orfini adoperarsi con noncuranza nei meandri di queste vicende tristi, oltremodo tristi.  

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