L'arte di saper far ridere è un privilegio di pochi. Checco Zalone entra nel novero degli eletti, in virtù di un'appartenenza al ristretto club italico che, nel corso degli anni, ha saputo separare la propria arte e capacità professionale, da tutta la marmaglia di pensatori a pagamento, di sbafatori presenzialisti ad ogni sorta di buffet, di verticali di champagne, frementi in queste ore drammatiche, per loro, impegnati come sono a motivare, a ricercare, ad annoverare la comicità di Zalone entro i loro recinti, le loro catalogazioni, permettenti a questi fini pensatori di programmare la prossima vacanza in località snob ed amene.
Cosa potrà mai celarsi sotto "i Tartassati" con Totò e Fabrizi, "Totò e la Malafemmima", "il Vedovo" con Sordi, "Ricomincio da tre" di Troisi, se non l'abilità, l'arte eccelsa di saper far scompisciare lo spettatore, ridendo dei difetti, delle credenze, delle mode di tutti noi?
Zalone riesce in tutto questo con somma maestria, generando invidia e livore; prendete quel che dichiara oggi sul Secolo, Vanzina, il regista che assieme al fratello, unico caso nel cinema, partendo dalla sommità della comicità (Febbre da Cavallo) è atterrato tra la melma dei vari "Natali a.." ove tra tette e rumori molesti, han tentato di farci ridere tra un vaffanculo e un po' di zenzero nel pertugio e, fatto inaudito, con alcuni di noi ci sono pure riusciti: "I film di Natale quest'anno non erano il massimo e la gente si è tenuta i soldi per andare a vedere Zalone. Chi ha talento ha anche culo! Per giorni non c'è stata una goccia d'acqua, poi la pioggia è arrivata proprio la notte in cui è uscito il film."
Cosa da non credere! Non tanto per il ragionamento, quanto per il fatto che abbia esplicato ciò senza ruttare o toccare le bocce alla bellona di turno.
Da non credere e ... da non ridere!
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