Come un bimbo la mattina del 26 uso dei regali
ricevuti. E come potrei non guardare il concerto del 1980 del "The River
Tour" di Bruce Springsteen a Tempe?
Una cascata di sensazioni, di elettricità tali da far
sobbalzare neuroni, organi come il fegato provati dal pranzone natalizio.
Una sparata di decibel che ha fatto danzare tutto il
condominio, compreso una signora ultraottantenne uscita sul pianerottolo con
una scopa in mano a mo' di Fender!
Il Rock si è accomodato in poltrona al mio fianco con
tutta la vitalità che è capace specificatamente di insufflare.
Diranno gli
stolti: ma il 1980 è troppo lontano, come si può magnificare il passato,
attualizzandolo?
Già! Si potrebbe pensare proprio così se non fosse per la
convinzione di quanto il Rock sia immortale, si rigeneri, si rinnovi per
rinnovare, vada a scovare pensieri e ricordi metabolizzandoli per rendere la
storia attuale, consegnandoci sensazioni simili a quelle gustate dai fans 35
anni fa, come un'opera di Buonarroti continua a donare epiche emozioni dopo
mezzo millennio.
Springsteen parrebbe aver dato tutto in quegli anni: Born to
Run, the River, Badlans, Cadillach Ranch, Thunder Road, Rosalita, hanno più di
35 anni. Ogni volta però che ci vengono riproposte consegnano novità,
vibrazioni di cuore, debellanti noia ed indifferenza.
Vederlo volare sul
palco, rivedere Clarence, captare l'energia sprigionata in quegli anni, rilassa
il cuore per la certezza che le sensazioni sgorgate in momenti passati non
tramonteranno mai, certi come siamo di essere chiamati sempre a correre,
correre verso un'ennesima novità attendente dietro l'angolo.
D'altronde siamo
tutti Born to Run, giusto Boss?
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