La colazione in casa T.B. viene servita mediante un pony express, che uscendo dal tinello impennando, si dirige verso la zona notte, ove il nostro riposa placidamente sino alle 7:00.
Attraverso un suono angelico le dipendenti incaricate, tutte suore indiane stipendiate da T.B. mediante 350 euro e due benedizioni a settimana, salgono su un’auto elettrica guidata dall’uomo di fiducia del benedicente e dopo un breve tragitto raggiungono l’augusto letto.
Una volta svegliatosi, T.B. indossa una vestaglia paonazza con le iniziali scritte in oro zecchino e mentre attorno cala un silenzio impagabile, il padrone di casa si dedica alle letture dei quotidiani.
Isma, decana della servitù quando il principe la guarda, inizia la preghiera mattutina che recita anche per il suo padrone, impegnato nel verificare i titoli sparsi nelle varie borse mondiali.
La recita dell’Ufficio è delegata per ovvie ragioni di tempo. A volte può capitare che il possidente, accortosi di un grave calo di un titolo, esploda in una sequela di improperi, coperti immediatamente dal gregoriano cantato a squarciagola dalle ancelle.
Alle 8 in punto T.B. si siede al tavolo del IV Salone, chiamato "della Brioche", per la sontuosa colazione portata dal ragazzo sopra citato. Alcune cameriere, tutte rigorosamente religiose per ovvie ragioni economiche, procedono al servizio delle vivande ed il menu, quando non è quaresima, è composto da:
1. Vitel tonnè bagnato da un ottimo vino piemontese
2. Verticale di ostriche rigorosamente importate da Cannes mediante corriere giornaliero, il tutto accompagnato da ottimo Champagne.
3. Sensazionale e variegata composizione di paste fresche preparate nottetempo da chef pasticceri nei meandri della cucina del Signore con l’Anello.
4. Carni nobili preparate crude e corroborate da succo di cedro del Libano.
5. Vaste tipologie di tè provenienti appositamente dall’India.
6. Yogurt della Catalogna, di giornata.
Durante il tempo di Quaresima il punto 6 del menù viene annullato, per ovvie ragioni legate al rispetto del digiuno.
Terminata la colazione, T.B. si avvia verso i bagni, seduto su una golf-cart guidata da un ragazzo pakistano, pagato con benedizioni e carezze. Arrivato a destinazione T.B. procede con le abluzioni consistenti in bagni turchi, massaggi e idratazione corporale.
Successivamente l’Eccelso, visto l’ora, si rimette in marcia verso il IX Salone o "Frugalità".
Verso le 13 annunciato da suoni di fanfare, si consuma il Pranzo che, per la sua complessità, porta il Grande Vate in braccio a Chef mondiali, che lo riveriscono con le loro insuperabili creazioni. L’ordine preciso di T.B. impartito con motu proprio, esige che il pasto possa essere interrotto solanto da queste persone o necessità:
1. Arcangelo Gabriele domandante indirizzo per ulteriore annuncio.
2. Quasi tutti i santi che apparendo in tinello, potrebbero chiedere supporto logistico al nostro. Dicesi quasi, in quanto non viene ben visto nella casa dell’Illuminato tal Francesco nato Giovanni di Pietro di Bernardone, un umbro dedito a discorsi destabilizzanti con orizzonti di umiltà e povertà che al padrone di casa provocano gonorrea.
3. Angeli Celesti con mansione di custodi, perdutisi in Terra e desiderosi di ricevere informazioni su ritorno a casa.
Alla fine del pasto, variegato e sontuoso come lo stile del Paonazzo regale impone, la servitù lo accompagna in corteo verso la stanza XXIV detta “della Pennica”.
Dal momento che il Consigliere Privato suona una piccola campana posizionata davanti all’entrata ed accompagnata dal classico “Extra Omnes”, sulla sterminata magione cala un silenzio glaciale, assoluto che al confronto quello di Camaldoli pare una discoteca di Ibiza. A tutto il personale è ordinato di non proferir parola né provocare rumore, pena l’obbligo di presenziare a 50 omelie del Cara Maestà, aventi tematiche incentrate sulla solidarietà.
Tutte le cameriere, suore come detto indiane, gli aiutanti di stanza, i camerieri, gli chef, i palafrenieri si trasformano in Servi di Zorro (Bernardo) e la casa diviene un luogo a vuoto perfetto.
Il risveglio, sofficemente provocato da una compagnia musicante appositamente composta da vetusti cappuccini in pensione, porta il casato nel meriggio avanzato, momento di colloqui con banchieri, agenti di borsa e economi licenziati per vari ammanchi, il tutto ruotante attorno al tesoro di T.B. necessitante continui rimpinguamenti per la propria salute.
La cena ripete le gesta del pranzo, eccezion fatta per il ballo di portoricane importate sotto false generalità e dichiarate come rifugiate politiche sudanesi.
Una volta alla settimana, nella Sala XXI detta “Papale” viene allestita la scena tipica dell’investitura del Pontefice.
Il set riproduce in scala 1:60 uno squarcio di Piazza S.Pietro, con tanto di camino annunciante l’elezione del Papa. Lo Chef Cantamarzio prepara un composto speciale che bruciato manda il classico segnale di fumo bianco tipico dell’elezione. A quel punto il vivandiere di corte, assomigliante ad un vetusto cardinale, s’affaccia dalla riproduzione della balconata di S.Pietro urlando ai quattro venti: “Annuntio vobis gaudium magnum! Habemus Papa!” E successivamente, nel momento in cui egli dice “Cardinalem Tarcisius” scatta una gigantesca "ola" con tutto il personale festante ed urlante. A quel punto T.B. arriva di bianco vestito lanciando benedizioni a destra e a manca.
Al termine della scena, tra una verticale di champagne introvabili ai più, l’Augusto Padrone di casa lascia la compagnia non prima di aver appurato che Isma abbia terminato le preghiere, soprattutto quelle richiedenti denari e salute.
Quando T.B. entra nella LXXVI stanza, detta “del Pigiama” per prepararsi alla notte, ognuno della sterminata compagnia rivolge un caro saluto all’altissimo prelato augurandogli tanti sogni d’oro
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