La ritengo un fenomeno, Selvaggia Lucarelli, quando scrive questi articoli prorompenti e molto, ma molto, attuali!
SOCIAL-BOIATE
Quelli che scambiano le fiction della Arcuri con i libri della Fallaci
FENOMENOLOGIA DEL NULLA. EFFETTI, PROVVISORI QUANTO FASTIDIOSI, DELLE STRAGI DI PARIGI SULLA VITA ONLINE ATTRAVERSO 7 TIPI ANTROPOLOGICI
di Selvaggia Lucarelli
Se esiste qualcosa di più becero e spaventoso di un attacco terroristico, è forse la reazione dei social network a un attacco terroristico. Per carità, qua e là si trovano anche delle belle riflessioni e condivisioni di articoli lucidi e ragionati, ma in linea di massima, dopo i fatti di Parigi, ho letto ed esaminato la mia home page di Facebook e mi sono chiesta se non sia il caso di vietare il pensiero libero come il fumo nei locali e i retweet alle cazzate di Gasparri. Non dico sempre, ma almeno nei primi due giorni dopo eventi particolarmente tragici, giusto per non permettere alla stupidità di cavalcare l’onda emotiva e correre al galoppo nelle praterie del populismo. A grandi linee, dopo le stragi a Parigi, i commentatori-tipo sui social sono i seguenti.
SENZA DIFESE
C’è gente che crede a tutto e tutto posta: dal finto kamikaze alle finte bombe francesi
1)Quelli che fino a tre giorni fa pensavano che La rabbia e l’orgoglio fosse la nuova fiction con Garko e la Arcuri e ora citano la Fallaci come se avessero i post-it con le sue frasi sul frigorifero. Quelli che se gli dici che la Fallaci aveva sancito “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, postano la frase in bacheca e commentano “La Fallaci l’aveva detto che saremmo diventati tutti foglie d’autunno”. Quelli che, se gli mandi un testo tratto dalle migliori hit di Ambra Angiolini e gli dici che è della Fallaci, postano sulla bacheca “T’appartengo e io ci tengo e se prometto poi mantengo”, commentando “Era brava questa Fallacci” (con due C). Quelli che la Fallaci aveva previsto tutto: l’Eurabia, gli attentati, Parigi, l’Isis, Barbara D’Urso, il caschetto della Satta e la spaccata di Lisa Fusco. Quelli che, come frase a effetto sotto la loro biografia sui social in questi giorni, inseriscono una massima di Oriana e tolgono provvisoriamente la loro massima di vita che riassume con efficacia la loro riflessione sociopolitica costante e argomentata, e cioè “Escile”.
2) Quelli che si improvvisano moralizzatori delle bacheche altrui e vigilano sulla sensibilità comune col piglio della madre badessa in un collegio femminile irlandese. Tanto per capirci: tu posti la foto del tuo gatto che si fa le unghie sul tiragraffi e il tuo collega d’ufficio commenta indignato: “Ma ti sembra il caso di postare questa roba con quello che succede nel mondo?”. Tu replichi timidamente che il tuo gatto non si sente né Charlie né Paris, ma continua ostinatamente a sentirsi un gatto, allora lui insiste: “Si tratta di avere un po’ di sensibilità!”. Poi esce dall’ufficio e va a prostitute come sempre.
3) Quelli che cambiano la foto profilo a seconda del caso del momento e che, in caso di sovrapposizione di avvenimenti, vanno in crisi: per cui, tanto per andare sul sicuro, come avatar in questi giorni hanno piazzato un fotomontaggio in cui Moira Orfei sventola la bandiera della Francia con su dipinta la faccia dei Marò e la scritta “Je suis Valentino Rossi”.
4) Il salviniano che “Bombardiamoli, vanno rasi al suolo, è guerra, ammazziamoli tutti, ci vorrebbe la bomba atomica, partiamo e annientiamoli!”, poi se gli entra un pipistrello in casa si infilano nell’armadio quattro stagioni e non ne escono fino a che la moglie non gli consegna il cadavere del volatile abbattuto a colpi di Mocio Vileda.
5) Quelli che hanno la sindrome di Roberto Saviano e, per sentirsi protagonisti della cronaca, azzardano l’aneddotica più improbabile. Che so: “Conosco il teatro dove è accaduto il massacro, una cugina di mia zia fa le pulizie in uno stabile di proprietà della nonna della cassiera del Bataclan che vive a Dubai e una volta sono andata a trovarla negli Emirati per Pasqua, tra quei morti ci sarei potuto essere anch’io”. Tu gli dici: ma se sei andato a Dubai! E loro: eh, e se l’aereo faceva uno scalo d’emergenza a Parigi?
6) Quelli che credono a qualsiasi cosa vedano sulle bacheche altrui e postano la qualunque senza alcuna verifica: dal selfie del kamikaze con la barba che poi in realtà è la foto profilo Instagram di un hipster di Dresda, alle bombe francesi con la scritta “From Paris with love” che alla fine erano più finte degli allenamenti di Balotelli.
7) Quelli che c’è sempre un morto più morto degli altri. Ah, certo, i morti parigini. E i bambini siriani? E i palestinesi? E i curdi? E i ceceni? E i nigeriani? A quel punto tu cerchi di fargli gentilmente capire che non è mica una gara, allora replicano qualcosa di generico sulla necessità di una pace mondiale e poi ti mandano pacificamente a fanculo.
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