Allego un commovente articolo di Andrea Scanzi sui torbati.
Hic!
"Questo articolo comincerà con uno sfogo salutare rivolto agli espertoni secondo cui “il vero whisky è senza torba”: ci avete rotto le palle. La torba è meravigliosa: vamos.
Esaurita questa promessa doverosa, vi segnalo i torbati più meritevoli. Provengono tutti – ovviamente - dall’isola scozzese di Islay. Fa parte delle Ebridi Interne: se guardate nella cartina la Scozia, sono le prime che trovate in basso a sinistra. Larga 40 chilometri e lunga 25, più che un’isola, "Islay è una distilleria galleggiante" (cit. Suconlavite.it). Le distillerie sono otto e da sole producono ogni anno 25 milioni di bottiglie. Lo stile dei whisky di Islay non c’entra nulla con quello dei single malt delle Highlands, delle Lowlands e di Campbeltown (dove pure, una volta, si faceva uso eccome di torba. E qualcuno sta ricominciando). I whisky di Islay hanno sentori di alga e iodio, per via della vicinanza delle distillerie al mare. E poi c’è quel sentore affumicato. Tutti, ad Islay, affumicano – chi più e chi meno - chicchi di malto d’orzo bruciando la torba. L’isola ne è ricca. La torba è un composto di resti vegetali, di fatto il primo stadio del carbone.
Ognuno ha i suoi gusti: c’è chi ama la torba accentuata, chi quella appena accennata. Nel mercato esistono decine di bottiglie particolari, figlie del gusto e della sensibilità degli assemblatori (Samaroli, Wilson & Morgan). Farò qui giusto un rapido accenno alle distillerie torbate da provare.
- I più torbati -
- Lagavulin - Molti, come me, lo hanno scoperto leggendo Jean-Claude Izzo e il suo Fabio Montale. Di solito è l’entry level dei torbati, anche attraverso la bottiglia “base” che si trova al supermercato. Poi la si abbandona, cercando whisky più eleganti. Ma resta sempre un bel bere.
- Caol Ila - E’ ritenuto da molti il più elegante tra i whisly “molto torbati”. Una sorta di sontuosa via di mezzo tra il troppo e il poco. Ottimo, ma non sono mai riuscito a metterlo al primo e neanche al secondo posto.
- Laphroaig - Torbatissimo. O lo ami o lo detesti. La versione “base”, che si trova in ogni bar e supermercato, francamente non fa impazzire, ma salendo di livello – e avendo voglia di cercare – si trovano meraviglie. Durante il Proibizionismo era l’unico whisky non vietato, perché – per via della molta torba – i produttori potevano farlo passare come alcol medicinale.
- Ardbeg - Forse il più torbato di tutti. Persino più di Lagavulin e Laphroaig. Ha sofferto varie vicissitudini finanziarie. Fondata nel 1815 e ciclicamente in crisi, nel 1997 è stata acquistata dalla Glenmorangie. Ne esistono vari tipi, come lo Uigeadail, invecchiato nelle botti di Sherry, e il Corryvreckan. Chi ama la torba non può non amarlo, anche se i puristi lo ritengono ormai troppo “commerciale” e un po’ imbastardito rispetto agli inizi.
- Ileach - Bottiglia misteriosa, che ogni tanto incontrerete in qualche ristorante. Non è un blended malt: è proprio un Single Malt Peated di Islay. Solo che la distilleria non è dichiarata. Per forza: non esiste. O meglio, esiste, solo che non ci vogliono dire quale sia. Per un po’ si è pensato che l’Ileach Single Malt fosse un Lagavulin giovane (5 anni). Adesso che il Lagavulin non ha più botti da dare agli altri, il dubbio si ripropone: chi c’è dietro l’Ileach? Forse giovani partite di Laphroaig, forse di Caol Ila. In ogni caso, è un bel bere.
- Port Ellen - Distilleria mirabile, però con un grande difetto: è fallita e ha chiuso nel 1983. Fino a pochi anni fa si trovavano ancora tante bottiglie, considerata la grande quantità di merce da smaltire, ma sta diventando sempre più raro. Insieme a certe tipologie Ardbeg, e forse anche di più, è uno dei Single Malt di Islay che meglio si presta all’invecchiamento. Uno spettacolo.
- I medio torbati -
- Bowmore - Nata nel 1779, è la più antica distilleria di Islay. Oggi è anche una delle più moderne e turistiche. Mi è sempre sembrata né carne né pesce ed è forse – all’interno dell’isola – quella che sento meno vicina alle mie corde.
- Kilchoman - L’ultima nata (2005) e la più artigianale. L’unica, ad Islay, a fare tutto da sola, dalla coltivazione dell’orzo all’imbottigliamento. Mai troppo torbata e sempre elegante, per quanto giovane mostra già potenzialità invidiabili.
- I poco torbati -
- Bruichladdich - Nata a fine 800, chiusa e riaperta nel 2001 da un gruppo di appassionati. E’ una delle due distillerie indipendenti di Islay (insieme alla Kilchoman). Qualche bottiglia – ne esistono tante, e molto diverse tra loro – saprà stupirvi non poco.
- Bunnahabhain - Impronunciabile e ritenuta la meno rappresentativa dello stile di Islay. I suoi whisky sono i meno torbati dell’isola. Ogni tanto però escono delle bottiglie particolari, per esempio la Wilson & Morgan Heavy Peat 1997. Una sorta di “scarto” dell’azienda, che la reputava troppo torbata (appunto: heavy peat) per i suoi canoni. Ecco: ad averne di scarti così.
- Blended Malt Scotch Whisky -
- Big Peat - I “blended malt scotch whisky” sono i vecchi “vatted”, parola che non si può più usare. Non sono Single Malt e dunque non provengono da una singola distiilleria. Si tratta di assemblaggi di diversi whisky messi insieme per produrre un gusto particolare. Attenzione a confonderli con i “blended whisky”, che mettono nel calderone anche i dozzinali “Whisky Grain” (vietati nei “blended malt”). Il Big Peat, allo stato attuale, è uno dei più ispirati. Fatto con un assemblaggio di Ardbeg, Bowmore, Caol Ila e Port Ellen, è senz'altro torbato ma senza minare l'eleganza e la complessità del prodotto.
- Smokey Joe - Molto più torbato del Big Peat. Una sorta di parossismo di torba concentrata, quindi non adatto a tutti. E’ davvero come sorseggiare il mare affumicato.
Buone bevute".
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