mercoledì 21 ottobre 2015

Nel silenzio del sottobosco


Trafiletto leggiadro, quasi impercettibile, come andare in un bosco e scoprire, spostando leggiadre foglie cadute, l'ingresso alla grotta degli gnomi. 
Eppure è notizia, caverna di interessi praticati da chi sulla carta e solo su di essa, dovrebbe curare interessi di molti ancora fiduciosi in un cambiamento, in un'inversione di rotta per questo paese allo sfascio. 
Ma così non è! 
Leggo: Bufera Legacoop: sotto inchiesta la presidente Rita Ghedini.
Di che stiamo parlando?
Esistono nel sottobosco, per fortuna, persone che si possono guardare allo specchio alla mattina senza paura né vergogna di sé stessi; una di queste è il sindaco di San Lazzaro di Savena, provincia di Bologna, Isabella Conti.
Ella ha bloccato un megaprogetto pensato, curato ed ammaliato dal suo precedessore, anch'egli del PD, Aldo Bacchiocchi, prevedente la costruzione di palazzi in quantità indecente anche per chi dal cemento fagocita ninnoli e specchietti. 
Isabella Conti ha lottato e deciso in virtù di possedere ancora Madama Saggezza, lungimirante sagacia in grado di illuminare la strada di chi compie il proprio dovere civico non per portafogli ma per la comunità. Lo scempio edilizio bloccato ha però destato la popolazione del sottobosco, quella che a parole spara supercazzole inebrianti per auditori fiduciosi nel colore politico e che in realtà si rivela essere onnivora egoisticamente, decurtando risorse comuni. 
Il Sindaco Conti ha ricevuto minacce, velate telefonate proiettanti carriere luminose mediante giochetti elettivi, è stata avvicinata da chi, non facendo un cazzo da una vita se non vegetare dietro una scrivania libera e pulita più della coscienza di don Ciotti, riesce ad essere vincente nel convincimento occulto pro causa. 
Nulla di nulla. Isabella Conti è rimasta ancorata alla sua convinzione: il mega insediamento edilizio era una speculazione per arricchire i soliti noti. 
E chi sono questi soliti noti?
Sappiamo che oltre alla presidente della Legacoop sono indagati l'attuale direttore di Legacoop Simone Gamberini e l'ex sindaco già citato Bacchiocchi, tra l'altro storico dirigente PCI e membro della tesoreria del PD. 
Il sottobosco culturale e nascosto delle cooperative rosse, da sempre lasciante dubbi di correttezza ma poche volte preso con le mani nella marmellata. 
Bologna al tempo di Zangheri e di altri era un modello di come i "comunisti" avrebbero governato la nazione. Era l'orgoglio, il cameo da mostrare, l'efficienza, la solidarietà fatta persona, il vanto di coloro che passavano estati intere a friggere alle fantastiche feste unitarie del partito, bruciando ferie e matrimoni. 
Bologna la Rossa, il faro dell'operosità, la dispensatrice di risorse integerrima, amalgama indiscussa di valori e ideali d'un tempo! Ma a poco a poco la nomea si è tinta di fosco, i sotto scrivani proliferanti, il pensiero sviato e uniformatosi all'idea scellerata che per governare si doveva avere banche, assicurazioni, fondi comuni, investimenti, partecipazioni a club d'élite, dialoghi con orchi famelici, mescolanza di pensieri, alcuni inauditi, comunanza di ideali sviati inneggianti soprusi e mantenimento di privilegi per pochi, al secolo casta.
Che sarà di noi è solo ipotizzabile. Alla luce però di un ipotetico Partito della Nazione, facilmente prevedibile. 

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