domenica 25 ottobre 2015

Commozione

Le parole a volte compiono affreschi, rivoltano gli animi, pongono domande, spianano montagne di dubbi, innescano meditazioni atte alla rivitalizzazione personale. Prendete il Sinodo dei Vescovi, sino a poco tempo fa evento considerato dai più come un guazzabuglio di supercazzole aride, sterili. Ebbene un uomo grande, venuto dai confini del mondo ne ha indetto uno incentrato sulla famiglia, per sviscerare problematiche del mondo odierno, per porre quesiti, per instaurare dialoghi costruttivi, per un bene comune. Alcuni, diabolicamente, han tentato di sminuirne la portata, attraverso pratiche da setta segreta, covo di vipere, con l'intento esteriore di una difesa dei principi a loro dire non negoziabili, in realtà pretesto per difendere auto-divinizzazioni della loro scialba persona, privilegi secolari, pratiche impregnate di codicilli, credenze, riti burocratizzanti ed incensanti una fede deviata, punente e non accogliente, castale e non cattolica.

Ma l'uomo argentino eletto Vescovo di Roma e quindi a capo della Chiesa universale, ha spiazzato ogni trama, ogni losco tentativo dequalificante la sua persona, il suo Servizio, la sua azione umanizzante una struttura tanto lontana dall'Uomo da generare in tempi passati miscredenza, gelo e distacco totale di molti neo agnostici ed affini, compreso lo "scrivano". Dicevamo le parole. Questo è un passaggio, superbo e commovente del discorso di Papa Francesco per la chiusura dei lavori sinodali:

"Il Sinodo ci ha fatto capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito, non le idee ma l’uomo, non le formule, ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono”

Adelante Francisco! E grazie!



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