lunedì 3 agosto 2015

Nel sottosuolo


Esperienza tra le più desiderate quella capitatami recentemente: sono sceso nelle grotte della quotidianità, nei meandri dell'adolescenza, quella che tutti giorni sommessamente ruota attorno a noi, invisibile, impalpabile, silente e a volte, come in questo caso, immersa in un ordinario mix di situazioni che ne decretano l'assoluta e certificata instabilità emozionale.
Conosco due quindicenni, per caso: uno di loro è rimasto orfano di madre dall'età di 9 anni, vive con il padre e non mi spingo oltre per non identificarlo, rispettandone la persona. 
L'altro ha una situazione familiare da sit comedy, un miscuglio di divorzi, fratellastri, spostamenti in casa di matrigne da far impallidire. 
Sono rimasto scioccato dalla loro semplice forza con cui affrontano realtà nel sottobosco così proliferanti: dormire da soli, alzarsi da soli, uscire da soli. Sfiorano normalità di altri, desiderandola, rimanendone estranei. 
Correre nel giorno e anche di notte per non fermarsi a pensare, per non focalizzare il fatto che il destino ti ha riservato una stranezza nell'età in cui ogni stortura, macerandoti dentro, può provarti al punto che un giorno le tue debolezze verranno soffocate in alcool o in qualcosa di più tremendamente duro, che ti sradica dalla vita per trasformarti in un parassita, in un recalcitrante che getta tutti i dobloni a disposizione nella pattumiera. 
Costernato ed affranto parlo con loro che si rivelano per quel che sono, ossia una fucina meravigliosamente sfornante progetti, sensazioni ed affascinanti personalità in un'escalation emotiva senza pari.
Insomma, quelle adolescenze guidate senza nocchiere che cercano affetti ovunque, che scuotono animi e cuori che gli s'inframmezzano innanzi per scovare luccichii commoventi e presenti in ognuno di noi! 
Prima che si presentino bivi tenebrosi, prima che la vita chieda di scansare difficoltà, paure, sofferenze, prima che avvenga la scissione tra ciò che pesa, che costa e diventi impraticabile la strada al confronto di quella lastricata oro ed in perfetta discesa, che attanaglia però l'io degenerandolo e retrocedendolo ad una soma senza futuro, senza poter divenire attore di se stessi, occorre che l'affetto contornante questi puledri scalpitanti, faccia qualcosa di misteriosamente affascinante: accoglierli in una società sana, ossia abitata da coloro che non perdono rotta e se stessi, conquistando il proprio mondo senza assoggettarsi ad esso. 
Da oggi pregherò per loro, incessantemente affinché non si perdano, affinché non siano un'ennesima sconfitta per tutti noi che ci crediamo a posto in coscienza ed in opere. Ben sapendo che questi due amici non sono che un cucchiaino di acqua nell'oceano buio ed immoto ove scompaiono vite vissute che dimentichiamo con una facilità estrema e sicuramente diabolica.   

Nessun commento:

Posta un commento