sabato 22 agosto 2015

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«Sono cambiato, sto capendo i miei errori e l'arrivo di mio figlio sta modificando anche le mie prospettive»

«Ho cercato di spiegare il mio pensiero durante il processo, ma non ci sono evidentemente riuscito. Ho pensato di spedire una lettera alle vittime»

Questo squallido tentativo di pentimento del pazzo Alexander Boettcher non deve distogliere il pensiero per le vittime, soprattutto Pietro Barbini, studente modello, amante della vita, assaporante prospettive, progetti, aliti d'ingegno, traguardi da agguantare e ritrovatosi sfigurato, con già una trentina di operazioni alle spalle, il rischio di perdere vista e udito, la certezza di far voltare, ai suoi futuri passaggi, le persone dall'altra parte, di venire emarginato, di soffrire per il resto degli anni e tutto perché due folli, due esseri diversamente umani, gli gettarono addosso acido per purificare il loro amore!
È nato un bambino da questa scellerata unione e va preservato dal contatto con questi cervelli malati, psiche da studiare tanto non in sintonia con la normalità che permette di vivere nel sociale.
Nessun pietismo davanti a parole sussurrate dal classico avvocatone lautamente ricompensato dalla famiglia agiata del malato Alexander.

Solo cure, tentativi di recuperare dei baratri viventi e un vaffanculo a chi sogna di spettacolizzare gli insani, magari con comparsate in qualche rumenta di tv con culi di gallina in primo piano. 

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