«Sono cambiato, sto capendo i miei
errori e l'arrivo di mio figlio sta modificando anche le mie prospettive»
«Ho cercato di spiegare il mio pensiero
durante il processo, ma non ci sono evidentemente riuscito. Ho pensato di
spedire una lettera alle vittime»
Questo squallido tentativo di pentimento
del pazzo Alexander Boettcher non deve distogliere il pensiero per le vittime,
soprattutto Pietro Barbini, studente modello, amante della vita, assaporante
prospettive, progetti, aliti d'ingegno, traguardi da agguantare e ritrovatosi
sfigurato, con già una trentina di operazioni alle spalle, il rischio di
perdere vista e udito, la certezza di far voltare, ai suoi futuri passaggi, le
persone dall'altra parte, di venire emarginato, di soffrire per il resto degli
anni e tutto perché due folli, due esseri diversamente umani, gli gettarono
addosso acido per purificare il loro amore!
È nato un bambino da questa scellerata
unione e va preservato dal contatto con questi cervelli malati, psiche da
studiare tanto non in sintonia con la normalità che permette di vivere nel
sociale.
Nessun pietismo davanti a parole
sussurrate dal classico avvocatone lautamente ricompensato dalla famiglia
agiata del malato Alexander.
Solo cure, tentativi di recuperare dei
baratri viventi e un vaffanculo a chi sogna di spettacolizzare gli insani,
magari con comparsate in qualche rumenta di tv con culi di gallina in primo
piano.
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