lunedì 20 luglio 2015

Quello zainetto importante


Un viaggio su un autobus di ritorno dal mare di una qualsiasi giornata estiva delle nostre parti.
Mi siedo in un posto dove ho difronte un altro passeggero, un signore anziano, capelli bianchi tirati indietro, ordinato nel vestire che necessariamente, tornando dal mare, è un casual normale: pantaloni grigi con tasche, camicia a maniche corte a quadri con tonalità tendente al rosso.
Indosso occhiali scuri da sole che mi permettono di guardarlo senza che lui se ne accorga (è un ottimo sistema questo per ammirare bellezze al bagno senza infastidire).
Il signore composto si accorge che il suo zainetto di colore giallo con bordi fucsia, ha un punto dove la cucitura si è iniziata a staccarsi. 
Fa delle impercettibili smorfie di nervosismo, come se quello zainetto rappresentasse tanto per lui. Distoglie lo sguardo guardando fuori dal finestrino per poi ritornare a guardare il problema. Forse lo zainetto per lui è stato un sacrificio economico, forse avrà una pensione minima, forse chissà! 
Le sue mani toccano il punto in cui la cucitura sta cedendo, chissà quali pensieri affiorino nella sua mente. 
Ma gli occhi parlano più di ogni altra cosa. Sguardi che fanno tenerezza, come tutti coloro che badano all'essenziale e hanno solo di che vivere per andare avanti dignitosamente. 
Tenerezza infinita in quel ritornare periodicamente al danno subito, chissà forse un colpo su uno scoglio o una sbadataggine. 
Guarda, confabula tra sé quasi a rimproverarsi chissà che. 
Fiero scruta gli altri attorno a sè, sperando che nessuno si sia accorto di questa caduta di stile, di questa ammissione di impotenza, di questa vita tanto amara.
Lo guardo veramente dispiaciuto, pensando a quanti sono nelle sue stesse condizioni, mentre attorno tanti stanno valutando se cambiare l'ennesimo SUV o se il viaggio verso Papete sarà troppo lungo e noioso. 

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