Prendere o scendere da un treno in un grande città, di questi tempi è fortuna sopraffina: meraviglia per gli occhi, soavità per le orecchie, eccitazione per le nari: una moltitudine di uomini, donne, ragazzi/e, bimbi/e, un dedalo di umori, di corse, di lotta con ritardi, di scarpe che fan male, di sonni incipienti, di arsura da lenire, di fame improvvise, di grida a sbadati, di dotte ricerche googleiane sul binario d'attesa, di navigate su profili conosciuti, di schiere di "mi piace" appioppate ad ogni cosa che ricordi casa o cuore. Sono stato nelle stazioni di Torino e di Milano: un coacervo di vitalità, di impulsi, di rabdomantiche scoperte, di ignavia spazzata via da trolley sbandanti!
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