Le parole ascoltate ieri a Presadiretta su La 7 pronunciate da un uomo distinto, mi hanno sconquassato completamente. Alla domanda "che ne pensa del barcone rovesciatosi che pare abbia causato la morte di 700 persone?" ha testualmente risposto con un mastodontico "e chi se ne frega!"
Non vi è alcuna differenza tra questo "chi se ne frega" e gli autobus con i posti per soli neri (anzi negri) del Sudafrica con Mandela detenuto, le caste indiane (maledetto paese) con divari immensi e definitivi tra uomini naturalmente identici, con la mano che corre a sincerarsi della placida e corretta postura del portafogli ogniqualvolta ci avviciniamo ad un extracomunitario, sbarcante lunari vendendo fiori o accendini.
Fermo restando che l'uguaglianza perfetta si raggiungerà nella Parusia, ammesso che vi sia, viene da chiedersi del perché di questo radicale mutamento delle coscienze nel nostro paese, visto che non eravamo affatto così un tempo: l'accoglienza, specie di carattere culinario, era nel nostro biglietto da visita. Sconcerta questo mutamento dettato dall'identificazione, sordida e squallida, del cattivo nel geneticamente diverso, il lupo cattivo in colui che arriva da lontano. Credo che vi sia alla base, l'antichissima arte di spostare l'attenzione, il baricentro su altri, discolpando i veri criminali, potenti al punto da indurre e generare odio razziale. Se a tutto questo aggiungiamo un indebolimento culturale figlio di uno studiato sistema mediatico che, attraverso messaggi subliminali contenuti in ventennali e 'barbareggianti' programmi televisivi, la risultante è una trasformazione dei saldi orizzonti atavici di coscienze determinate e libere, in punti focali effimeri in cui la felicità viene unicamente personalizzata nel successo, nell'esposizione mediatica, nell'accaparramento di risorse economiche frenetico e travolgente l'altro.
Il quadro credo risulti abbastanza delineato.
L'altro è trasformato in scocciatura, partendo da colui che vorrebbe scambiare due parole, vibrando le corde vocali e conseguentemente interrompendo una chat o una concatenazione di like su Facebook, per arrivare ai poveri disperati che vengono sulle nostre terre esclusivamente nel tentativo di scappare ad una morte certa: costoro sanno infatti ciò che gli attende nei vari centri d'accoglienza, alcove se comparate ai demoni presenti nelle terre natie.
Un coacervo, un assembramento di negligenze, di stimoli negativi, un totale imbarbarimento culturale, di coscienze ha trasformato una visione umana e naturale, in glaciazione di spiriti, facendo sorgere una moltitudine di cyber-pseudo-umani, talmente amorali, refrattari alla compassione, da destare preoccupazione per il proseguo dell'umanità.
Già s'avverte la tendenza al destino ineluttabile, alla scomparsa della vita per i disastri ambientali causati da un'incredibile protezione di regole economiche che ledono la dignità umana, perpetrate da molte nazioni con in testa la Cina.
È un pensiero mefitico, figlio dei tempi che corrono verso la distruzione del debole, dell'indifeso. Quello che conta è alimentare il sopruso per generare conflitti, carburante estasiante per gli orchi onnivori di morte che da sepolcri imbiancati si fanno chiamare industrie belliche.
Quello che è importante è ossigenare il flusso di denari derivante da commerci illegali, da trasporto di deboli inermi trasformati in pacchi da 3000 dollari cadauno, avendo altresì cura estrema verso coloro che invece "se lo possono permettere", in costante ricerca di nuovo bisso da adorare, nel massimo egoismo, divinizzante il culto narcisistico della persona.
Come in una corsa senza senso muoiono i più deboli, i reietti, i dimenticati, gli esclusi, con in sottofondo il motivetto "E chi se ne frega", decantato davanti ad una Magnum costosa!
E chi se ne frega di tutto e tutti.
Forse mai come ora, errando in quanto desiderosi di vendicare questi soprusi, piace come non mai la parabola di Lazzaro.
E chi se ne frega!
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