Ogni volta che affronto il cambio del vestiario stagionale assisto ad una scena abbastanza comica nel mio armadio: i pantaloni invernali ad esempio che sono stati al piano basso in attesa spasmodica di essere indossati, perché diciamocelo ad un pantalone normalmente piace sì stare appeso in piega a chiacchierare "equestramente" con i ..cavalli dei colleghi anch'essi attaccati all'ometto, ma ogni tanto non disdegnano di fare una .. sgambata che per via di problematiche tipiche anche del Far West, ovvero per questioni mie di...taglia... alcuni devono costantemente rinunciarvi.
E quando li prendo per portarli al piano di sopra, per l'ulteriore pausa estiva mi guardano con commiserazione scrutando il mio giro vita tipico di un tenore stonato. Alcuni, in tessuto pregiato, con aria di supponenza e scrollando gli orli non mi degnano neanche di uno sguardo e mentre li sposto, cantano canzoni lamentative tipiche dei raccoglitori di cotone del sud America maledicendo di essere capitati in casa sbagliata.
E i pantaloni estivi? Escono dal letargo con occhi sgranati modello Carfagna speranzosi, come l'astemio in ricerca di bevande dissetanti a Barolo, di trovarmi smagrito come promesso per poter uscire e sfoggiarsi un po' dinanzi agli altri.
La sera post cambio è tutto un lamento! Piangono gli estivi strappandosi i bottoni dalla rabbia, frignano gli invernali con i cavalli oramai atrofizzati tutto il ... sarto giorno!
Smettono solo quando entro in camera con sguardo assassino alla Jack Torrence dentro l'Overlook Hotel sforbiciando un paio di attrezzi da sarto ed un sacchetto giallo della Caritas...
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