mercoledì 23 aprile 2014

Alialialiali!!


Se fra duecento anni qualche ricercatore volesse fotografare con una parola la crisi morale di una nazione baciata dai mari, bella ma sfigurata da una stirpe di ribaldi rimasta al potere per decine di lustri, tra i quali alcuni ancora forse in vita con identità camuffate come ad esempio un ex musicante su navi da crociera divenuto miliardario e puttaniere, indagato, condannato, risorto innumerevoli volte e con una dozzina di mogli e fidanzate che lo accudiscono a caro prezzo, lo studioso potrebbe riassumere lo sfracello morale e repressivo in un unico ed onnicomprensivo termine: Alitalia.

Hangar oltre che di aerei di "amici degli amici degli amici degli amici" di chiara matrice romanesca, deposito sconfinato di sconcerie finanziarie, museo degli orrori di imprenditori solo di facciata, veri Mister Hyde nella realtà vampiresca intenta a depredare risorse pubbliche a fini e scopi di arricchimento privato, la società di bandiera dello stato banderuola ha accumulato debiti forsennati aventi funzioni di accalappiatori di voti, di consensi, di sottoboschi illegali.

Nel 2008 sarebbe finita dignitosamente in mani francesi se non fosse stato per un omuncolo che al grido patriottico finto come i suoi capelli, attraverso una manovra che se si perpetrasse durante una tranquilla giocata al Monopoli, provocherebbe l'arresto degli ignari e festanti partecipanti, ha fatto sparire debiti per quattro miliardi dentro una nuova società finita sulla schiena statale, cioè nostra, per portare il poco di buono rimasto, pur in stato vegetale, nelle mani di un signore che se nuotasse nelle acque australiane di Fraser Island provocherebbe le ire ambientaliste a tutela degli innumerevoli squali presenti per il loro rischio estinzione, in quanto spauriti pesciolini al cospetto di tal Roberto Colaninno, un uomo abituato a razzie, vedi Telecom, con acquisti di società il cui debito per l'acquisizione viene subito scaricato sulla stessa e le cui azioni vengono gonfiate di prezzo al fine di "tonnare" allocchi nazionali e le stesse, una volta acquistate dal popolino, vengono rivendute dai nobili soci acquirenti che incassano a loro volta il guadagno, scaricando costi e perdite sull'ignaro piccolo azionista che crede ancora che il mondo borsistico non sia una Chigago anni '30.

Alitalia, dopo aver pagato oneri immensi ad amministratori scaltri e senza scrupolo, dopo aver assunto personale in proporzioni indegne, sino a pochi giorni fa credeva di aver trovato in Etihad il classico arabo amante dei luccichii, degli addobbi, da sviare e confondere magari con abbondante presenza gnoccosa per riottenere un viatico di qualche anno, al fine di proseguire nello spendere e spandere contro ogni logica economica, all'ombra appunto dei petrodollari benedetti.

Non è così: sfoltire di 3000 unità, immunità su perdite precedenti e su eventuali contenziosi ma soprattutto ingresso dentro la società che gestisce Fiumicino, di proprietà dei pecorari laniferi trevigiani, inoltre nuova vitalità a Linate ed addio all'aeroporto di Varese, Malpensa.
Hai capito questi arabi! Mettono i soldi e vogliono anche guadagnarci! E Lupetto Lupi già con le braghe calate al ginocchio che continua, in una classica ottica ciellino-rilassante, a rassicurarci dicendoci che tutto procede a gonfie vele... per Etihad!


Mi aspetto da un momento all'altro però l'arrivo del Grullo in versione pilota che, con un panegirico "intortante" di qualche ora, prometterà il saldo di tutto il debito di Aitalia in un mese, il suo rilancio in due, e l'acquisto di Lufthansa in tre, il tutto tra gli applausi sinceri degli arabi, molto amanti della commedia grottesca italica.     

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