domenica 17 novembre 2013

Fiaba


C'era una volta
un Regno Ribaldo tenuto in vita da un abominevole Nano, ricco, potente e sessualmente malato.
Il Nano si era creato una corte di squallidi servi obbedienti, di utilizzatori del suo patrimonio, praticanti il mercimonio, la corruzione e la soddisfazione erotica durante le squallide feste in onore del Tappo a cui partecipavano sgualdrine anche minorenni.

I regnanti sollazzavano ogni peggior pratica brigantesca, foraggiavano gli amici in operazioni furfantesche ed il popolino soffriva per la mancanza di denari.
Il Re per mezzo di proni mistificatori la legge, rimaneva saldo sul trono e accomodava il diritto e la giustizia secondo i suoi porci comodi.
Un giorno una sua attività maldestra sfuggì ai soloni infingardi e venne sanzionata dai giudici del Regno che nonostante i numerosi attacchi, rimanevano saldi nel pensiero giuridico onesto. Il Re fu condannato a vivere fuori dal Regno per sempre, avendo infranto norme che lui stesso aveva osteggiato come reato infamante e dequalificante.
La corte rumoreggiò per questo inaudito fatto ed iniziò a vomitare contumelie contro i giudici e contro il popolino che era in parte contento della deportazione del tiranno.

I vicerè che la gente considerava dalla loro parte cercarono anch'essi di allontanare il giudizio, di renderlo inefficace in modo che il Sovrano continuasse a spargere mefitiche azioni immonde nel Regno.

Passarono i tempi ed l'esecuzione del giudizio si avvicinò sempre più.

All'interno della corte qualcuno iniziò a lamentarsi del Sovrano, in modo pacato, anonimo ed evasivo.
I cortigiani fedeli al Re sino alla morte iniziarono a cercare all'interno della Corte stessa coloro che ritenevano traditori. Un giorno gli infedeli che venivano soprannominati Colombe dagli altri infingardi, decisero di uscire allo scoperto e dissero all'unisono che il tempo della scissione era arrivato. Il Re soffrì molto per questa rottura e spalleggiato dai falchi amici, acconsentì alla dipartita di coloro che lo criticavano.

Una volta avvenuta la scissione, il Re incaricò la Malefica Aralda di intraprendere un'azione mistificatrice nei confronti degli scissionisti, e tramite il suo fidanzato, lo Scriba Maligno, iniziò ad inventarsi infamanti accuse nei loro confronti che scatenarono una cattiva opinione del popolino. I cortigiani Colombe si unirono ai Sempiterni, una casta inossidabile del Regno che in nome del dio Fagocito, predicavano solo a parole l'uguaglianza, la moralità e l'onestà ed essendo di natura molto infima, vivevano all'opposto di quanto predicato. Nei Sempiterni vi era un nucleo molto pericoloso che faceva riferimento alla Confraternita e Dilapidazione, una setta temuta e segreta che ingoiava le risorse in nome degli dei, e tramite il braccio armato Dilania delle Cospirazioni, riusciva a entrare in tutti i loschi affari.

I fuoriusciti entrarono nella casa dei Sempiterni ma furono da questi usati per avvicinarsi al Re, il quale visto questo magnifico sacrificio in suo Nome, spinse gli altri cortigiani rimasti fedeli a stringere patti con i Sempiterni.

Nel Regno la pace non arrivò mai. Le lotte si moltiplicarono fino a quando la gente oramai alla fame non si sollevò con armi e bastoni, scacciando tutti i malefici dal Regno e, dopo innumerevoli sofferenze, iniziò un Nuovo Regno, un periodo di pace e ricchezza vissuto dalla generazione successiva a quella contemporanea il Re Malvagio.

Tutti vissero felici e contenti per molti anni.

Restò solo nella testa delle nuove leve un pensiero, un dubbio mai risolto: come avessero potuto i loro avi sopportare per tanti anni tali sciagure e disgrazie senza mai proferire un lamento, una critica seria ed efficace.

Ma questa è per fortuna solo una fiaba!

Speriamo...

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