C’era una volta uno Stato Santo posizionato in una Città Eterna.
Al suo interno vi era una banca anzi, un covo del maligno, chiamata IOR.
Per decenni in quella banca i cattivi della nazione che ospitava lo Stato Santo, chiamati mafiosi, lavavano i soldi sporchi delle loro gesta dentro tale banca.
Bastava che un correntista, che doveva essere o un sacerdote o un principe rosso porpora vestito o un istituto religioso o un camerlengo del Re dello stato, o un uomo insignito di varie onorificenze orripilanti ricevesse i soldi e li versasse nel pio istituto, che questi dopo essere stati riciclati in uno dei tanti stati canaglia del mondo, tornavano lindi e puliti per essere goduti dai colletti bianchi della capitale dello stato ospitante, che erano i veri direttori del malaffare nazionale.
La banca dello stato tramutò tra l’altro un’enorme bustarella legata ad un enorme scandalo statale emessa in buoni del tesoro in moneta contante dietro lauto compenso. Tale Bisignani fu colui che materialmente portò negli anni 90 in titoli di stato per 90 miliardi nella santa banca e dietro compenso di 4 miliarducci più una ventina destinati allo stato cattolico, ricevette i soldoni che distribuì ai partiti dell’epoca.
Una volta che il Pontefice morì salì al trono un tedesco che apparentemente sembrava distaccato al problema ma invece una volta resosi conto che non avrebbe avuto la forza di cambiare il sordido luogo, preferì dimettersi e lasciare spazio ad un'altra persona per bene, un argentino che armato di pazienza, sorriso e risolutezza, prese finalmente in mano il timone della barca per riportarla nella legalità.
Uno dei più cattivi personaggi la fiaba, tal Bertone, al tempo del Papa tedesco una volta resosi conto che il presidente della banca Gotti Tedeschi stava per scatenare l’inferno avendo in progetto di licenziare il direttore della Banca Cipriani, decise invece di rimuovere lo stesso Tedeschi e finse di insediare una commissione di controllo, apparentemente molto precisa e severa dal nome AIF, per cercare di recuperare 23 milioni di euro sequestrati dalla magistratura del paese ospitante, dando prova al mondo intero dell’inizio di una nuova era finanziaria. Ma fu un imbroglio!
Infatti poco dopo la liberazione dei soldoni, il cattivone di porpora vestito, in data 25/01/2012 emanò una direttiva che stabilì che l’AIF per poter ispezionare qualsiasi cosa all’interno dello scrigno dorato, avrebbe dovuto ricevere autorizzazione dalla segreteria di stato, cioè dallo stesso bricconcello Bertone!
Mentre si preparavano le manovre salvifiche dell’argentino, ecco comparire uno strano personaggio tal Mons. Scarano che non è l’unica mela marcia del palcoscenico, ma solo la punta di un iceberg maledettamente malefico.
Scarano lavorava all’APSA che a prima vista pare essere una sigla benevola ed umanitaria mentre in realtà è la vera banca del Vaticano perché gestisce tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare del Regno, una immane caverna gonfia di denari che arrivano dai poveretti che credendo di seguire le direttive giuste per guadagnarsi il Paradiso, lasciano in eredità i propri beni a questi rapaci uomini demoniaci vestiti da preti.
Scarano è soprannominato “Mons. 500” perché ha godimento a sfoggiare portafogli stragonfi di quel taglio monetario.
Ed ora entriamo nella fiaba delle fiabe:
Scarano per far rientrare 20 milioni o forse più di denaro giacente su un conto corrente svizzero del broker Giovanni Carenzio, denaro fatto uscire di nascosto da due ricchissimi personaggi di nome Paolo e Cesare D’Amico per non pagarci le tasse, contatta Giovanni Zito che di lavoro fa l’agente segreto italiano, il quale per noleggiare l’aereo indispensabile per trasportare il denaro dalla Svizzera all’Italia, si fa dare dal Monsignore un assegno da 400.000 euro per il costo del noleggio.
Ma il tempo passa né l’aereo né il Zito si fanno sentire.
Scarano monsignore caritatevole, s’incazza e in barba a tutte le regole malavitose, sentendosi dio in terra, sporge denuncia per furto di assegni in bianco per riavere i suoi 400.000 euro senza i quali non poteva dormire!
Scarano parla al telefono con Giani capo dei servizi segreti vaticani, il quale gli da pieno appoggio e si dimostra servile e prono al monsignore, il quale non contento contatta anche un altro amico, un pezzo da novanta della Criminalpol italiana!
Viene arrestato, ma è qui che scocca il primo miracolo argentino: sino allo scorso anno se fosse successa una cosa del genere, ovvero l’arresto di un monsignore vaticano, si sarebbe scatenata una bufera mediatica inaudita, con tanto di rosari riparatori, veglie e pianti in diretta di speaker del TG1, 2,3, Canale 5 e tutta la merda mediatica italica!! Ma oggi ? Un inaudito silenzio! Tacciono i cardinali, tace Bertone, tace Ruini, tace Bagnasco, tacciono i monsignori impauriti di una prossima destinazione in qualche centro dove potrebbero essere costretti addirittura a pregare, tacciono tutti insomma!
Un miracolo francescano-argentino!!!!!
E dire che Scarano frequentava ristoranti costosissimi dove s’intratteneva con la crema del cattolicesimo italiano: Mastella, Casini, Di Pietro, Principe Ruspoli, la marchesa Marconi, la principessa Boncompagni etc.
E dopo questo arresto finalmente si dimettono il Direttore dello IOR Cipriani e il suo vice Tulli.
Forse è arrivato il momento del Bene!!!!
Questa è la fiaba che purtroppo …. è tanto reale quanto la speranza che Francesco riesca a fare pulizia … tisane permettendo!!!
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