Film e realtà, scorrere del tempo e disillusioni, ma
soprattutto normalità.
Normalità.
Ciò che è strano, profondamente sbagliato se non combattuto
diventa normalità e di conseguenza giusto.
Sentite cosa mi è successo: sembra un film a volte la vita:
vai a Parma in stazione stai per salire sul treno che ti porta a casa ed i tuoi
occhi ne incrociano altri due.
In questi casi non conta cosa vi sia attorno ai
bulbi oculari.
Non ti vedi da trent’anni?
Lo sguardo va oltre l’esteriorità.
Vedo
una persona, ne assaporo lo sguardo, il cervello consulta l’archivio e sentenzia:
“questo lo conosci”.
Già.
Ma lui mi riconoscerà?
Lui è seduto al finestrino del treno
in attesa di partire. Mi guarda. L’attimo che precede un sorriso è eterno.
Salgo e ci abbracciamo.
“Come stai? E’ una vita che non ci vediamo! “
Lui, che non chiamerò per nome per non farlo riconoscere,
mi snocciola una serie di date, di momenti, di ricordi.
Lo guardo meglio,
occupando il posto difronte a lui.
E’ molto cambiato.
Impomatato, vestito molto elegante è agli antipodi dal ricordo che avevo di lui.
Valigia in pelle, cravatta cose che un tempo detestava.
Mi dice di essere diventato un pezzo grosso di un’azienda
famosa che non citerò, perché rispetto la sua privacy.
Il treno parte.
Mi dice di abitare a Milano, in centro, di frequentare il
top dei ritrovi meneghini, di essere celibe ma di aver avuto un sacco di donne.
Lo lascio parlare ed intanto lo osservo.
Sembra non essere più lui.
Parla senza freni, mi ricorda persone e personaggi già
andati in sopralluogo oltre la vita.
Mi chiede di me.
Gli parlo di me.
Liquido tutto in
pochissimi metri di rotaia, forse perché non ho paura della normalità.
Ma adesso arriva il bello. Mi dice “dobbiamo festeggiare l’incontro!
Offro io!”.
In treno, su un regionale, che tirerà fuori? Una bottiglia?
No, tira fuori una cosuccia dorata, di quelle che servono
per portarsi dietro le medicine.
“La festa è festa se c’è la bamba!” sentenzia.
La bamba?
Cazzo, ma non sarà mica che… si è proprio "lei" oramai entrata nella normalità! Il mondo non gira più senza di lei, dicono i suoi adepti.
Cazzo!
Cocaina!
“Fermati amico! Non ne faccio uso, ne ora ne mai!” sono le
mie parole!
Mi guarda con lo stesso sguardo che aveva la mamma del
piccolo, quando togliendo le coperte scopre E.T. nel film di Spielberg.
“Come non la usi?” mi domanda meravigliato e stupito che
riesca a viverne senza.
“Si, mai usata! Ma di che ti meravigli, scusa!”
Lo stupore è anche mio.
Passo per anormale, sono uno strano
agli occhi suoi. Io che almeno in questo sono normale, passo da diverso.
E allora mi incazzo.
“E’ inutile che mi guardi con quella faccia stranita. Guarda
che qui tra i due il diverso sei tu! E vaffanculo se non lo capisci! Prendi
merda per cercare di stare nel tuo mondo di merda, popolato da merde che vorrebbero farci credere di essere nel giusto! Vaffanculo!”.
Finisce così questo incontro.
Non ne voglio uscire da eroe, perché ognuno ha i propri peccati, le cadute, gli errori.
Non sono meglio di nessuno.
Scrivo questo solo per
proteggere la normalità da tentativi maldestri, che a volte riescono, e che la fanno apparire in modo sbagliato,
quasi anomalia.
Il resto del viaggio lo faccio da solo, in un altro
scompartimento.
Spero che quel signore, nell’atto di assumere altra merda,
rifletta sul fatto che forse non sta facendo una cosa normale.
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