Durante le mie rotte notturne, mi è capitato di vedere un blog dei cattolici veneziani (sacrissolemniis.blogspot.com) che riporta la notizia della probabile nomina del Vescovo della mia città, Mon Francesco Moraglia a Patriarca di Venezia.
Una nomina che dovrebbe inorgoglire la nostra diocesi, che porta in "alto" il pastore della nostra diocesi.
Tutti i giornali locali riportano la notizia e cresce la trepidazione di tutti i baciapile nostrani, che tra dolore e gioia sanno di perdere un punto di riferimento per loro molto importante.
Ho vissuto da esterno questi 5 anni di conduzione pastorale di Mons Moraglia nella mia diocesi pertanto non mi permetterò di emettere giudizi in merito, ci mancherebbe altro!
Vedo però dei segni che sono i segni del nostro tempo: scomparsa dei giovani dalle parrocchie, una rinascita di sentimenti nei giovani preti che il Vaticano II sembrava aver messo definitivamente in soffitta.
Da quando è nata la Chiesa va avanti anche attraverso delle lobby, che occupano tutti i centri di potere. Adesso è la volta di Genova. Moraglia è legatissimo alla Madamina e al dott. Bertone (che è anche cardinale) e quindi gode del privilegio del cerchio magico per arrivare in una delle diocesi più importanti in Italia e in Europa. Con questo non mi permetto di dire che non ne abbia le facoltà. Anzi. In un certo senso, è perfetto per questo periodo di ritorno al passato.
Eh si! La chiesa italiana sta voltandosi indietro. Se con occhio attento guardate le celebrazioni cosiddette importanti, quelle papali ad esempio, noterete la comparsa sull'altare di enormi candelieri e di grandi croci che quasi quasi non permettono di vedere il celebrante. Il cerimoniere del Papa, anche lui genovese, ha dato per primo questo segnale. Tornare indietro: pertanto ecco ricomparire i piviali antichi, ecco ricomparire gesti e segni che si pensava essere abbandonati dall'idea del Vaticano II che la Messa dovesse divenire partecipazione comunitaria, perché tutti siamo chiamati a celebrare il Sacrificio, nel rispetto dei ruoli e della persona.
Il clero di questa diocesi invece, soprattutto quello giovane, si sta allontanando sempre più dai fedeli, il sacerdote ritorna ad essere un semidio lontano dai problemi, lontano dai cuori, lontano dalla speranza. Vedere giovani in talare, freddolosi e frettolosi, incuranti dell'ascolto e dediti esclusivamente a portare avanti il rito che in quest'ottica è fine a se stesso, allontana generazioni che invece avrebbero bisogno di essere ricercate fuori dall'ovile.
Quello che apprezzo del Vescovo è stata la vicinanza con chi si è trovato senza lavoro, con chi nella nostra provincia ha vissuto il dramma dell'alluvione. Quello che invece mi ha lasciato molto perplesso, è stato il silenzio sulle gesta erotiche del nostro ex premier, sulla legge Bossi - Fini e di conseguenza sui centri razzisti sorti a Lampedusa. Nessuna parola in merito, ma lo comprendo. So bene infatti che le direttive della Superba e dei suoi superbi porporati fossero quelle di far finta di nulla, come se fosse cosa normale vedere un premier ultrasettantenne ospitare in una delle sue ville, prostitute anche minorenni per giocare con loro eroticamente.
Ripeto, non è un'accusa al Vescovo, ma al sistema.
Auguro che Venezia sia per Mons. Moraglia un nuovo punto di partenza nel suo cammino pastorale, con la speranza che i lagunari lo possano vedere meglio in virtù dello spostamento di qualche candeliere dall'altare e l'avvicinamento sempre maggiore ai problemi reali della gente.
A chi verrà a sostituirlo nella nostra diocesi auguro di avere 10 minuti disponibili per toccare con mano la potenzialità inespressa della nostra città: una passeggiata in via del Prione alle 18!
Nessun commento:
Posta un commento